La frammentazione della spesa europea è un problema?

letto 886 voltepubblicato il 14/09/2014 - 20:00, in Osservatorio Spending Review

Volevo qua segnalare un articolo apparso su “la voce.info”  venerdì 12 settembre, a firma del Dirigente del Ministero dell’Economia e delle Finanze Guido Nannariello, il quale esamina la dimensione dei progetti finanziati dai fondi strutturali nel periodo 2007-2013, chiedendosi se esista una dimensione ottimale minima. In conclusione di una interessante analisi comparata degli indicatori di concentrazione della spesa, regione per regione, e con riferimento a diverse tipologie di investimento (acquisto di beni, realizzazione di servizi, contributi a persone, incentivi alle imprese, infrastrutture, conferimenti di capitale) e pur ammettendo che non sia possibile individuare a priori una numerosità “ottimale” degli interventi da finanziare con i fondi strutturali, viene auspicata una drastica riduzione degli interventi da finanziare. L'argomento non è di poco conto. In tempi di "spending review" e con i continui tagli ai trasferimenti delle risorse ordinarie, i fondi europei hanno finito con il costituire una fonte finanziaria sempre più importante per gli investimenti di numerosi Comuni.

In realtà, come le vicende di Expo Milano e Mose Venezia, richiamate dallo stesso autore dimostrano, l’aumento della dimensione degli interventi rende più semplice il processo di gestione e rendicontazione ma non assicura in alcun modo che l’efficacia della spesa, sul piano delle ricadute economiche e sociali, aumenti. Anzi, tale impostazione sembrerebbe contraddire quell’approccio “place-based” verso il quale converge sempre di più la politica di coesione europea. Il problema semmai potrebbe essere un altro, ovvero quello del mancato ricorso ad appropriati strumenti per la programmazione, gestione e selezione di insiemi di piccoli progetti. Su quest’ultimo argomento torneremo comunque probabilmente in una apposita discussione.