Approvato alla Camera il Jobs Act
La Camera ha approvato ieri il Jobs Act senza voto di fiducia con 316 favorevoli, 6 contrari e molte importanti defezioni nelle file del Partito Democratico.
Il Jobs Act è una legge delega, un testo che pone alcuni principi fondamentali all’interno dei quali il Parlamento delega il governo ad assumere delle decisioni. Ed è da queste che dipenderà buona parte del suo successo, come da più parti si sottolinea.
La legge, già approvata dal Senato lo scorso 9 ottobre, è stata modificata alla Camera con un emendamento proposto dal governo ed ora tornerà all’esame del Senato per l’approvazione definitiva. L’approdo nell’Aula di Palazzo Madama è previsto per il 3-4 dicembre, con approvazione finale entro la metà di dicembre della legge delega. A quel punto, sarà il Governo a dover mettere a punto i decreti attuativi. I più attesi sono, naturalmente, quelli relativi all’introduzione del nuovo contratto a tutele crescenti. Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha nelle scorse settimane annunciato l’intenzione di farli partire entro il primo gennaio, scadenza che pur con la delega in dirittura d’arrivo sembra però difficile da rispettare.
Le novità del disegno di legge
Articolo 18. Così come modificato il Jobs Act comprende un riferimento chiaro all’articolo 18, diversamente dalla versione uscita dal Senato. La base da cui si innalza il nuovo regolamento sui licenziamenti è il contratto a tutele crescenti, cui saranno legate le nuove disposizioni sui licenziamenti. I licenziamenti economici non prevedono la possibilità di reintegro, pur introducendo la certezza di un indennizzo economico commisurato all’anzianità di lavoro. Previsto, invece, il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori, mentre sul licenziamento disciplinare si attende il decreto delegato specifico che chiarirà le varie fattispecie ammesse o escluse dal diritto al ritorno sul posto di lavoro, con limiti definiti per impugnare il licenziamento.
Contratti. Obiettivo del Jobs Act, è quello di ridurre le tipologie contrattuali presenti sul mercato, scoraggiando l’applicazione di rapporti a tempo determinato e in particolare puntando all’estinzione dei cocopro. In proposito, un emendamento ad hoc introdotto alla Camera chiarisce che questa forma di regolarizzazione rimarrà valida fino a esaurimento.
Cassa integrazione e ammortizzatori sociali. E' il cuore della riforma promessa da Renzi: una serie di modifiche a costo zero perché gli ammortizzatori sociali verrebbero finanziati dalla progressiva scomparsa della cassa integrazione in deroga. L'acronimo scelto per il nuovo ammortizzatore è Naspi: un sussidio di disoccupazione universale per tutti coloro che perdono il lavoro, compresi i circa 400mila collaboratori a progetto che oggi non hanno alcun sostegno. Il sussidio spetterà a tutti coloro che perdono il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Anche in questo caso i dettagli saranno elencati dai decreti attuativi, ma nelle intenzioni del governo la Naspi durerà la metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni per un massimo di due anni; al massimo sei mesi, invece, per gli atipici (nella presunzione che oltre l'anno di lavoro si configuri un contratto di lavoro subordinato e non una semplice collaborazione). L'entità del sussidio sarà per tutti nell'ordine dei 1.100-1.200 euro mensili all'inizio del periodo di copertura per poi calare fino a 700 euro. E' possibile che due anni non bastino a trovare lavoro: l'idea è quindi quella di aggiungere un assegno di disoccupazione a tutela di chi esaurisce la Naspi: un sussidio che dovrebbe essere garantito solo a chi si trova in condizioni di effettivo bisogno sulla base dell'Isee. Le risorse andrebbero reperite nella razionalizzazione della Cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la Cassa in deroga verrebbe progressivamente assorbita nel Naspi. Oltre all’unificazione di Aspi e mini Aspi, il disegno di legge stanzia 400 milioni al miliardo e mezzo già presente in legge di stabilità per gli ammortizzatori sociali.
Demansionamento. Lo Statuto dei lavoratori cambia anche all’articolo 13, quello che tutela la professionalità e gli avanzamenti di carriera del lavoratore. Il nuovo Jobs Act prevede che l’interesse dell’impresa all’utilizzo del personale vada equilibrato al diritto del lavoratore a vedere garantita la sua competenza, specialmente in caso di ristrutturazioni o riorganizzazioni interne.
Agenzia unica e garanzia giovani. Nel Jobs Act è previsto un nuovo codice del lavoro e l'Agenzia unica federale che servirà a sviluppare la "Garanzia per i Giovani" chiesta dalla Ue che ha invitato tutti gli Stati membri ad assicurare ai giovani con meno di 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione, entro 4 mesi dall'uscita dal sistema di istruzione formale o dall'inizio della disoccupazione. In generale l'obiettivo è quello di offrire una risposta ai ragazzi e alle ragazze che ogni anno si affacciano al mondo del lavoro dopo la conclusione degli studi. Considerato lo specifico contesto italiano tale iniziativa prevede, inoltre, anche azioni mirate ai giovani disoccupati e scoraggiati, che hanno necessità di ricevere un'adeguata attenzione da parte delle strutture preposte alle politiche attive del lavoro. Si conferma in vari punti, rafforzandolo, il ruolo dei servizi per l’impiego ma permangono le difficoltà del nostro sistema di gestione delle politiche attive del lavoro ed il numero di operatori impegnati nel settore rispetto a quanto avviene in altri Paesi comunitari.
Controllo a distanza. Nella riforma del lavoro è previsto anche il riordino del controllo a distanza "sugli impianti e sugli strumenti di lavoro". Il tema è piuttosto delicato, perché il confine la violazione della privacy è molto stretto. Per il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, questo vuol dire che "non puoi mettere una telecamera sulla testa del lavoratore", sarà possibile, invece, utilizzare delle telecamere per controllare le linee produttive, ma non solo. Una rivisitazione del controllo a distanza potrebbe aprire nuovi spazi al telelavoro: attraverso la mappatura degli strumenti aziendali, infatti, potrebbe essere possibile verificare la posizione del dipendente. Come già succede oggi in alcune aziende che si occupano di manutenzione. I dettagli, però, verranno disciplinati dai decreti attuativi.
Maternità e ferie solidali. La delega prevede l'introduzione universale dell'indennità di maternità e il diritto per le lavoratrici madri parasubordinate all'assistenza anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Per contrastare la pratica delle cosiddette "dimissioni in bianco" sono previste "modalità semplificate per garantire data certa nonché l'autenticità della volontà del lavoratore in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro". Viene data, infine, ai lavoratori la possibilità di cedere parte delle loro ferie annuali retribuite a colleghi con figli minori malati gravi.
URL delle fonti:
http://www.leggioggi.it/2014/11/26/jobs-act-approvato-testo-camera-cambia-larticolo-18/
http://www.repubblica.it/economia/2014/11/25/news/jobs_act_scheda_articolo_18-101392034/
http://www.pmi.it/impresa/normativa/approfondimenti/89383/jobs-act-voto-riforma-2015.html