Politiche di bilancio, spending review e debiti fuori bilancio o difficilmente esigibili. L’esperienza di Bari.

letto 693 voltepubblicato il 27/05/2015 - 11:37, in Osservatorio Spending Review

L’eccessivo ricorso ai debiti fuori bilancio ed i crediti inesigibili o difficilmente esigibili costituiscono problemi che riguardano più di un comune in Italia e che rischiano di incidere negativamente anche su gestioni finanziarie in attivo da alcuni anni e su buone esperienze spending review, come quella del comune di Bari. In tal senso segnalo due articoli, uno pubblicato su Repubblica lo scorso 19 maggio e l’altro su La Gazzetta del Mezzogiorno il 4 novembre 2014.

Sul fronte dei tagli, dal 2009 al 2014, il comune di Bari ha ridotto la spesa per "relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza" dell'85% (pi di quanto imponeva la legge - 80% -). I costi delle missioni sono diminuiti di quasi il 70% nonostante la riduzione prevista dal decreto legge 78 del 2010 fosse del 50%. Il capitolo “acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio delle autovetture” ha subito un taglio cospicuo pari al 70% in tre anni a partire dal 2011. Azzerata la spesa per l'acquisto di mobili e arredi.

Questi sono gli aspetti positivi segnalati nel rendiconto di gestione 2014 dei revisori dei conti, ad oggi all’esame del consiglio comunale, che precede la redazione del bilancio di previsione 2015, il primo dell'era Decaro.

I principali rilievi riguardano invece i debiti fuori bilancio. «Sebbene il dato mostri un trend positivo ovvero in diminuzione rispetto agli esercizi finanziari precedenti - si legge nel documento - il riconoscimento dei debiti fuori bilancio rappresenta ancora una prassi troppo praticata dall'ente, in particolare per l'acquisizione di beni e servizi. È indispensabile invertire tale tendenza soprattutto perché gli atti di programmazione e la complessa struttura del bilancio non perdano il proprio valore e il senso per cui vengono adottati».

Nel mirino delle osservazioni dei revisori è finito anche l'indebitamento comunale. Sono in tutto 48, secondo l'ultima ricognizione di marzo, i mutui concessi fino al 31 dicembre 2013 e non ancora attivati di cui 39 relativi a periodi precedenti il triennio antecedente all'esercizio finanziario 2014. «Tale situazione - si legge ancora nella relazione - che denota l'assunzione di debiti finalizzati a cui non ha fatto seguire la realizzazione del relativo intervento di spesa, può configurare ipotesi di danno erariale in quanto l'ente sostiene oneri non compensati da alcuna utilità». Quello dei prestiti sottoscritti ma mai utilizzati, con i relativi interessi da pagare, è lo stesso rilievo mosso dalla Corte dei conti qualche mese fa su cui il comune si è già impegnato per l'adozione di appositi provvedimenti.

Per quanto concerne i crediti considerati dall’amministrazione difficilmente esigibili, il sindaco segnalava già a novembre 2014 che nel fondo di garanzia per i crediti inesigibili andavano stanziati 16 milioni, non 11 come risulterebbe da un’indagine del «Sole24Ore» sull’effetto combinato di spending review, Patto di Stabilità e nuove regole contabili. Ciò ovviamente aumenta l’impatto sulla spesa imposto dalla legge di stabilità 2015.

Le somme stanziate su tale fondo si calcolano sulla base della normativa europea in percentuale delle mancate riscossioni comunali (per tributi e imposte locali) riscontrate negli ultimi cinque anni. «Non è un caso che di quei 16 milioni, ne abbiamo già accantonati 9, per cui ne restano 7 per il bilancio 2015», sottolinea Decaro.

Una recente indagine ha rivelato che l’incasso annuo dei capoluoghi per tributi e tariffe varia dal 66,5% delle municipalità virtuose (nella quasi totalità al Nord) al 44-45% dei Comuni in difficoltà (tutti al Sud). Così, anche per il futuro, più efficiente sarà la riscossione dei tributi locali, minori saranno le somme che il Comune dovrà sottrarre alla normale programmazione.
Nel complesso Bari, nel bilancio preventivo 2015 dovrà fare a meno di oltre 16 milioni di euro. Oltre ai 9 milioni decurtati dallo Stato per esigenze di spending review si aggiungono altri 3 milioni (dai 16 milioni - cifra corretta da Decaro - si devono sottrarre i 9 già accantonati). Al fondo di garanzia e ai tagli statali fa da contraltare la possibilità di ottenere un maxisconto sul famigerato Patto di stabilità, la cui applicazione pedissequa da anni sta penalizzando oltremisura le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione.

Bari, in qualità di Comune virtuoso - i suoi conti sono da anni in positivo - potrà liberare dai legacci del vincolo circa 20 milioni, da destinare ad investimenti, senza dimenticare i numerosi creditori da soddisfare, con l’economia che potrà finalmente prendere una boccata d’ossigeno. «Più che fare investimenti potremo pagare i creditori - dice ancora Decaro -. Ogni anno potremo impegnare di meno, ma avremo maggior spazio finanziario».

Sulla base dello studio, la manovra su Bari avrebbe un effetto quasi neutro, con una contrazione di poco più di 800mila euro nel 2015, ovvero un taglio dei servizi ai cittadini di 3 euro pro-capite. «In realtà si tratta di 18 euro pro capite, perché c’è l’errore sul fondo di garanzia», rimarca Decaro, che poi ribadisce la sua ricetta.

«Ogni anno avremo soldi in meno dallo Stato, per cui avremmo due soluzioni: il taglio dei servizi e/o l’aumento delle tasse. Strade che non intendo percorrere», dice indicando la terza via. «Non ci resta che efficientare le aziende partecipate, come peraltro abbiamo iniziato a fare con la ricapitalizzazione dell’Amtab (azienda municipalizzata del trasporto pubblico barese). Che è e che resterà pubblica» dice, sottolineando quest’ultimo dato. «Dobbiamo fare sistema tra tutte le aziende ed avere una centrale unica di spesa, una cassa comune e quant’altro può servirci a sfruttare le economie di scala» conclude il sindaco. Anche se, al momento, per farlo è stato chiamato un manager superpagato (vedi ).

 

Fonti:

 di F. Russi da Repubblica del 19 maggio 2015

 di Ninni Perchiazzi da La Gazzetta del Mezzogiorno.it del 4 novembre 2014