e-Learning: a che punto siamo?

letto 5560 voltepubblicato il 26/11/2008 - 00:24 nel blog di Imma Citarelli, in Orizzonti e-Learning

Sembra passato un secolo da quando la sfida per la PA italiana era stata lanciata fissando l’obiettivo del  35%  della formazione da erogare on line (legge Stanca del 2004).

Da allora, nonostante la battuta di arresto che si registra nella PA sia in termini d’investimento nelle TIC e di utilizzo delle stesse (basta dare un’occhiata ai dati assinform 2008), l’esplosione del social networking, la propensione all’uso tali strumenti da parte di imprese e famiglie, l’affermarsi del web 2.0, il ruolo sempre più attivo dell’utente nella creazione e co-produzione della conoscenza, prospettano nuovi orizzonti nelle modalità di erogazione della formazione e-Learning, nell’introduzione di nuovi strumenti cognitivi capaci di recuperare e valorizzare la dimensione sociale e informale dell’apprendimento ma anche di "umanizzare" ambienti e linguaggi.

Le promesse dell'e-Learning 2.0 hanno puntato sulla condivisione, aggregazione e riuso dei contenuti e delle conoscenze e posto l'attenzione sull' apprendimento tra pari, sull' interazione tra persone e non solo tra persone e contenuti, modificando (o sarebbe meglio integrando) il tradizionale rapporto discente - docente concepito come il rapporto univoco tra chi riceve e chi trasmette la conoscenza.

Il moltiplicarsi di fonti di produzione del sapere, la facilità di accesso ad essi e le potenzialità della rete sembrano non solo confermare  l'utilità dei social network e degli strumenti web 2.0 quali strumenti cognitivi (e non esclusivamente informativi e di comunicazione) capaci di supportare la "formazione lungo tutto l'arco della vita" di un individuo, ma soprattutto ampliano la scelta di strumenti e modalità di formazione (gestiti e scelti direttamente dall'utente) per personalizzare percorsi formativi  in base agli stili di apprendimento individuali.

Ancora una volta la sfida del mercato internet e della formazione learner centered punta non nell'offrire piattaforme e contenuti chiusi e proprietari ma sull'utilizzo e la diffusione di ambienti, strumenti e contenuti aperti e interoperabili.

Cosa implica tutto ciò per un formatore? cosa cambia nella gestione della formazione degli adulti? quali nuove competenze sono necessarie? Quali aspettative l'e-learning ha atteso e quali invece gli insuccessi e le criticità ancora aperte?

Vorremmo approfittare di questo spazio aperto all’innovazione per dar voce alle esperienze realizzate fin qui nella PA, preferendo gli aspetti più squisitamente metodologici e didattici rispetto a quelli tecnologici, per provare a delineare i possibili scenari dell’e-learning come motore nella produzione di nuova conoscenza e perchè no, avanzare idee e proposte su un tema essenziale per l'efficienza e l'innovazione nella PA... certo non basterà parlarne (il disegno di legge sull'apprendimento LLL ancora giace alle camere che io sappia..) ma perchè non provarci!..

 

 

15 commenti

Daniela Orfei

Daniela Orfei07/05/2009 - 15:32
Anche la mia relatà lavorativa, per quella che è la mia esperienza non dà molto spazio a questo tipo di formazione. Io personalmente, al di fuori dell'amministrazione ho preso parte ad un master di secondo livello, organizzato dalla facoltà di Tor Vergata (RM), dove parte della didattica era on line. Nella pubblica amministrazione sarebbe magnifico: non dovresti spostrti dalla tua sede di lavoro,( meno disagi, meno costi di gestione, possibilità di avere a portata di mano casi concreti su cui si sta lavorando e poterli commentare on-line, perchè no, anche con più regioni contemporaneamente per potersi meglio confrontare e poter uniformare anche le modalità operative. Ma soprattutto LA POSSIBILITA' DI DISTRIBUIRE A TUTTI QUELLI CHE LO DESIDERANO UN PACCHETTO FORMATIVO. Per troppi anni la formazione è rimasta appannaggio dei "corsisti di prefessione"; e siccome la conoscenza deve essere un bene messo a disposizione di tutti ben vengano modalità operative che permettono di divulgarla nel più ampio modo possibile ed ai costi più bassi (troppi lunghi e costosi pernottamenti fuori, posti fuori, trasferte ecc. gl strumenti ci sono, basta organizzarsi per farli funzionare. Conoscere di più permette di lavoare meglio ed in modo più produttivo e riduce la dipendenza nei confronti di coloro che tengono il proprio bagaglio di conoscenze " solo per loro".
Laura Strano

Laura Strano27/12/2008 - 14:19
anch'io ho partecipato al corso Parsec, a distanza e in presenza tra mille difficoltà dovute in particolare a resistenze di vario tipo ciò nonostante il risultato è stato grandioso non so se esperienze del genere si ripeteranno , me lo auguro tuttavia, per l'esperienza che mi ritrovo, avendo a che fare per motivi sindacali con varie realtà locali della Provincia di Messina, l' esperienza della formazione a distanza è pressocchè sconosciuta nelle Amministrazioni uno dei problemi principali a mio avviso è che il funzionario per iscriversi a corsi di formazione in generale, non solo a distanza ma anche in presenza, ha bisogno sempre dell'autorizzazione del Dirigente, basterebbe una piccola norma nei contratti di lavoro che preveda ad esempio una dote finanziaria individuale per la formazione del dipendente, sempre finalizzata ovviamente, in modo che a formarsi non siano solo gli ubbidienti, o nel caso di formazione gratuita si potrebbe prevedere il riconoscimento del diritto all'iscrizione anche a corsi on-line, ma senza l'autorizzazione del Dirigente, nell'ambito di un monte ore individuale insomma un pò più di libertà di movimento.......per chi ha voglia di fomarsi Laura strano
Michela Di Bitonto

Michela Di Bitonto14/01/2009 - 15:51
cara laura, sono contenta del tuo entusiasmo per i corsi Parsec... io ho lavorato al progetto e sono sempre felice quando riscontro feedback positivi. L'idea che proponi è molto interessante, si potrebbe sviluppare meglio con l'aiuto del network. Lancio una proposta per il titolo dell'idea: "Monte-ore di formazione per il personale della PA: come usarle al meglio e come ottenere i permessi?" Potremmo definire l'idea nel forum del gruppo Orizzonti e-Learning e magari trasformarla in una proposta reale. Cosa ne pensate?
Riccardo Terracciano

Riccardo Terracciano03/12/2008 - 13:47
Anche nella realtà in cui opero l'utilizzo delle tecnologie che siano diverse da una lavagna luminosa viene considerato fantascientifico. Eppure io personalmente troverei semplicemente grandioso avere la possibilità di formarmi ed aggiornarmi senza dovermi spostare, evitando così di consumare i giorni di congedo ma soprattutto sfruttando per questa formazione le fasce orarie in cui potrei più facilmente essere mentalmente libero. Ho visitato le piattaforme che in vari post sono state segnalate, ma al momento per l'area sicurezza non trovo contenuti specifici. Nel frattempo, quindi, continuo ad "arrangiarmi" andando in giro a fare il lavoro dell'ape, lasciandomi impollinare dalle conoscenze di altri Colleghi che incontro in varie Regioni del Centro-Nord. Confesso però che mi piacerebbe, e non poco, che proprio da questo forum potesse partire una occasione di formazione o di aggiornamento per gli addetti ai servizi di vigilanza urbana.
Salvatore Marras

Salvatore Marras02/12/2008 - 15:46
Parto dall'ultimo commento di Fabiani per fare una riflessione sui bassi livelli di completamento dei corsi di formazione on line nella PA. Nella nostra esperienza (Formez) i dati di partecipazione si potrebbero sintetizzare cosi (vado all'ingrosso): - 40% di completamento nelle attività in puro apprendimento autonomo - 60% quando c'è l'assistenza di un tutor che, soprattutto, spinge al completamento delle unità - 80% quando ci sono anche attività in presenza (integrate) e on line ci sono momenti di apprendimento autonomo e momenti di apprendimento collaborativo, magari con attività sincrone (aula virtuale) e un assistente didattico/tecnologico che aiuta i partecipanti durante tutto il processo - 100% quando agli ingredienti precedenti si aggiunge la valutazione In altre parole, abbiamo imparato che è molto importante dosare in modo opportuno il mix metodologico e che è fondamentale la figura che Wenger chiama Technology Steward (magari su questa definizione ci ritorno nel mio blog)
Mario Fabiani

Mario Fabiani01/12/2008 - 12:21
Lavoro in un ufficio periferico di un Ministero che si dovrebbe occupare di telecomunicazioni e ICT. Dico si dovrebbe, perchè per le attività che svolgiamo avremmo bisogno di formazione continua (l'innovazione tecnologica in questi settori è forsennata). Invece in più di 20 anni di lavoro ho partecipato ad una quantità di corsi che non arriva a quella delle dita di una mano. Ogni anno vedo arrivare dalle sedi centrali piani di formazione roboanti che regolarmente vengono disattesi, presumibilmente per mancanza di fondi. Nell'ultimo documento avevo anche visto un riferimento a Moodle, e ho pensato: "toh, qualcuno si è svegliato e si è accorto che esistono anche questi strumenti". Sono passati mesi e non è successo niente. L'unica esperienza di e-learning che possiamo vantare è stata quella di un corso per l'ECDL che è stato organizzato dal nostro Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione, la cui relazione finale è reperibile qui: http://www.isticom.it/index.php/archivio-evidenza/2-articoli/21-evidenza... . Nonostante quello che c'è scritto, nel nostro caso l'interesse è stato molto scarso e nessuno la ricorda come un'esperienza memorabile. E dire che siamo anche equipaggiati con un'aula multimediale dotata di apparecchi di videoconferenza! Anche qui erano previsti corsi a go-go, ma sono passati tre anni e ormai le macchine sono quasi obsolete! Eppure basterebbe poco. Si potrebbe ipotizzare di mettere insieme le esperienze sul campo dei vari Ispettorati sul territorio e costituire una "knowledge base" basata sulle competenze acquisite. Sarebbe già un esempio di spirito 2.0, ma qua non siamo neanche all'1.0!
Imma Citarelli

Imma Citarelli02/12/2008 - 12:10
Effettivamente i corsi per l'ECDL non sono stati per i più un'esperienza formativa esaltante...di partecipazione o ancora meno di interazione sociale ce n'è davvero poca anzi niente! capisco e mi accomuno al sentire di Mario, ma qualcosa si sta muovendo come afferma Gianluigi.....questo spazio ad esempio è praticamente quasi a costo zero ed è stato possibile grazie a chi sa vedere oltre gli steccati del conservatorismo e della burocrazia ed ha le capacità di intraprendere dando vita a qualcosa di nuovo. Basta poco... razionalizzare l'esistente in termini non solo di tecnologie (oggi praticamnete gratuite) ma anche capitalizzare e valorizzare esperienze e relazioni pre-esistenti alla rete può essere una leva importante che anche nella PA può funzionare anzi a mio avviso deve funzionare! Grazie Mario per la tua segnalazione, ma voglio spezzare una lancia a favore di quei corsi come quelli per l'ECDL proprio per dire che nell'e-learning nulla si distrugge... Nella mia esperienza ad esempio, abbiamo prodotto molti contenuti per l'apprendimento autonomo, all’inizio mentre progettavamo questo tipo di contenuti a bassa interattività e multimedialità, mi chiedevo se davvero quello che stavamo facendo andava nella direzione dell’elearning come modalità di apprendimento attivo, sociale…la prima impressione era che stavamo mettendo a punto una serie si slide animate che avrebbero messo a dura prova la pazienza dell’utente. In realtà l’elemento nuovo e interessante per chi l’e-Learning lo progetta ma anche per chi lo fruisce è stato di abbinare questo tipo di tutoriale ad attività didattiche in rete. In pratica i tutoriali multimediali rispondevano ad obiettivi didattici di base, le attività in rete permettevano di applicare metodologie didattiche attive (casi di studio, project work, benchmarking, esercitazioni pratiche, analisi, simulazioni ecc). Non che non si potessero sviluppare tutoriali più attraenti come web fiction, games e simulazioni per intenderci, ad alta interattività e multimedialità, ma bisognava fare i conti non solo con i costi che lo sviluppo di questo tipo di tutoriale comporta ma anche con una serie di problematiche legate all’effettivo riuso (contesto, target, aggiornamento, ricerca e interoperabilità…). Oggi però abbiamo più di 200 tutoriali multimediali (a diverso livello di interattività e multimedialità) a disposizione della PA gratuiti e da combinare a seconda delle esigenze e dei bisogni formativi che rappresentano un punto fondamentale di partenza per la condivisione e la socializzazione….per passare dai contenuti alle comunità! Come sempre la virtù sta nel mezzo, nel combinare tecnologie e metodologie: people to content – people to people....
Mario Fabiani

Mario Fabiani02/12/2008 - 13:40
Devo dire che, per me, avere a disposizione questo spazio per dialogare con persone realmente interessate all'innovazione è già una grande boccata d'ossigeno. Avrete già capito dai miei interventi precedenti che l'ambiente di lavoro in cui opero non è il massimo dell'apertura mentale, anche se poi nella nostra attività siamo continuamente in contatto con le tecnologie più avanzate. Ho citato il caso del corso ECDL perchè ho trovato paradossale la relazione finale che parla di un successo, quando ci sono uffici che hanno totalizzato 0 (zero!) moduli completati, e solo 62 dipendenti su 358 hanno completato un modulo! Nel nostro caso, avevamo già organizzato all'interno un corso dello stesso tipo, con pochissimi materiali autoprodotti e l'uso della famosa aula multimediale, che aveva riscosso un certo successo. Al confronto, la modalità e-learning non è assolutamente riuscita a riprodurre i meccanismi di partecipazione "dal vivo", anzi abbiamo dovuto fare opera di assiduo convincimento sulle persone per far sì che si collegassero e cercassero di completare i vari moduli. Le persone con cui lavoro sono molto legate ad un'idea di formazione "vecchio stampo", il classico corso para-scolastico in cui vengono impartite nozioni, che non richiede nessuna compartecipazione, e possibilmente nessuna verifica, ma che alla fine ti fornisce il "titolo", quello che poi ti abiliterà a passare di livello o qualifica o quello che volete... Tutto molto autoreferenziale, scarsissima consapevolezza del fatto che la formazione possa contribuire ad elevare i livelli del servizio e, di conseguenza, a migliorare anche la qualità del proprio lavoro e, perchè no, la propria autostima. Forse, almeno per noi, si dovrebbe cominciare da qui, dalla "formazione sulla formazione", per convincere tutti che ormai di queste cose non si può più fare a meno.
Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo01/12/2008 - 12:33
Ciao Mario, se mi permetti questa è un ottica un po' "tafazia". Mi spiego meglio. E' indubbio che i motivi di frustrazione sono tantissimi ma abbattersi significa darla vinta ai conservatori. Vivo questa esperienza da anni e l'ho vissuto recentemente durante tutte le sessioni del progetto Parsec, dove andavo a "evangelizzare" alcune PAL sulle dinamiche del "lavorare in rete". Fra i dipendenti pubblici che venivano ad ascoltarmi, ho trovato spessimo atteggiamenti come il tuo e, ovviamente, ho cercato di comprenderli, dialogare, ma poi ho dimostrato che si può fare anche senza. Senza cosa? Senza consenso Senza budget Senza cultura C'è la rete caro Mario, Moodle o altri strumenti di aggregazione sono gratuiti. Spesso anche in service. Un esempio dei tanti: http://www.e-socrates.org/ Basta girare su Google :-) L'intelligenza sta nella rete, questo ormai è un fatto. Quello che voglio dire è sintetizzabile in uno slogan che ho sostenuto spesso: I MOTIVI PER NON FARE SONO TUTTI LECITI, MA CONCENTRIAMOCI SUI MOTIVI DEL FARE! E' QUESTA L'INNOVAZIONE. A disposizione per dialogare :-)
Mario Fabiani

Mario Fabiani01/12/2008 - 13:20
Il mio non era un ripiegarsi sui "motivi per non fare", cosa che non ho mai fatto. Anzi, è una mentalità che non sopporto proprio... era semplicemente una finestra su una realtà in cui non solo l'e-learning, ma anche il semplice "learning" è ancora di là da venire. Se hai lavorato con uffici ministeriali saprai che l'autonomia decisionale e di gestione, ancora di più in periferia, è molto limitata. E questo indipendentemente dal budget. Se in passato siamo riusciti ad organizzare iniziative di formazione autonome, grazie ad un minimo di delega dall'alto, ora siamo impossibilitati a farlo per via di una gestione (anche della rete!) che è sempre più centralizzata e immobilizzante. Detto ciò, è verissimo che "si può fare anche senza" (ma senza consenso la vedo dura...) e che spesso il lamento è un alibi dietro cui ci si nasconde. Scardinare lo status quo è difficile, ma se pensassi che è impossibile non sarei qui a parlarne.
Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo01/12/2008 - 13:25
Infatti, ti sei quasi risposto da solo. Parafrasando Lucas: "che la forza sia con te"! Sul consenso sono molto radicale. Ovviamente non ne faccio casi personali, perchè non ci conosciamo :-) Però ho notato che spessissimo nella PA prevale questo sentimento. Ti faccio un esempio. L'altro giorno mostravo la nostra intranet a dei funzionari del ministero tunisino. Come faccio sempre, mi soffermo sui casi virali e ho mostrato il nostro "Ebay interno". Ovviamente tutti mi hanno detto: "non si può fare"! E non solo i tunisini, anche con il Parsec, a Palermo, a Cagliari, a Salerno, tutti a dire: "non si può fare"! La mia risposta è sempre la stessa: "Dimostratemi dove sta scritto!" Un tunisino mi ha subito risposto: "Ma non è nemmeno scritto da nessuna parte che SI PUO' FARE!" Certo ho detto io: "Ma dove è scritto che ti è concesso respirare?" Pensaci. La forza sta in noi giovane Jedi!
Marcello Testi

Marcello Testi10/12/2008 - 01:17
Hehe, Gianluigi, non ci conosciamo ma ho già imparato a conoscere il tuo entusiasmo. Purtroppo la mia esperienza (sicuramente più limitata nel tempo e nella quantità di progetti, rispetto alla tua) mi dice che non basta mostrare che ci sono cancelli, porte o finestre aperte. Quello che vivo e quello che leggo mi suggeriscono che purtroppo ancora l'innovazione, per "entrare", deve sempre seguire percorsi top-down che quindi mettono una certa ipoteca sulla qualità del risultato finale, o comunque sul modello di sviluppo che porterà ai risultati. Lo stesso problema si riscontra anche (e torno on-topic) nelle iniziative di formazione: se, come riferisce Mario, piovono dal "centro" proposte e promesse di formazione puntualmente non realizzate, non mi meraviglio che l'atteggiamento dei destinatari finali volga rapidamente alla rinuncia e alla rassegnazione, sterilizzandone anche le potenzialità propositive.
Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo10/12/2008 - 08:42
Lasciamo pure che siano promosse dal centro, che vengano forzate top-down e che magari diano anche un riconoscimento "formale" (credito, punteggio per progressione interna, attestato valido???, ecc.). Scusami, ma è tutta fuffa. Ieri entravo dal portone principale del mio Ente e c'era un cartello con scritto "Corso di Outloox ed Excel al terzo piano". Pensavo di essermi sbagliato, di aver preso l'ingresso della Università della terza età. Ok, le mie son provocazioni, ma torno a condividere la conoscenza in modo costruttivista (e non serve leggere Jerom S. Bruner, J. Lave, E. Wenger, D. Jonassen, Spiro, J.S. Brown, ecc.) BISOGNA ATTUARLO! .........provo a spararti un pistolotto: L'assunto principale del costruttivismo cognitivo si sposa perfettamente con il web 2.0 proprio perchè mette l'individuo, e la sua esperienza, al centro del paradigma della costruzione della conoscenza. Anche se il costruttivismo esiste da prima delle tecnologie digitali, sono queste a renderlo più facilmente realizzabile (l'esplorazione, la collaborazione, la conversazione, ....). Il grande cambiamento che sta avvenendo con il web 2.0, è l'imporsi della consapevolezza dell'esistenza della dimensione informale dell'apprendimento e lo sviluppo di strategie e strumenti per sostenerlo. E' nell'ambito dell'eLearning 2.0 che l'approccio costruttivista dimostra il massimo della potenzialità perchè ogni attore, indistintamente (docenti e discenti), porta le proprie esperienze e contribuisce a costruire la conoscenza collettiva. In estrema sintesi, il costruttivismo dell'eLearning 2.0 si basa su alcuni elementi fondamentali: • la modalità estremamente dialogica delle nuove dinamiche di apprendimento con cui si costruisce il sapere; • l’importanza riconosciuta a tutti gli aspetti comunicativi e relazionali; • il nuovo e determinante ruolo del discente che diventa quasi paritario al docente; • la disintermediazione che favorisce l'apporto degli UGC (user generated content) con dignità paritaria agli LO (learning object); • il coinvolgimento continuo in attività didattiche on-line con strumenti e servizi 2.0 (wiki, blog, tagging, rating, ecc.); • la continua e determinante raccolta di feedback e sistemi di autovalutazione che sviluppa il senso di autonomia e consapevolezza del discente sul proprio processo apprenditivo; • la collaborazione, cooperazione, interazione, partecipazione da parte dei discenti. Tutto ciò definisce quell'ecosistema conosciuto anche come "informal learning" così bene definito da Stephen Downes (ricercatore canadese del National Research Council of Canada) in un artcolo che è considerato il manifesto dell'e-learning 2.0 e che definisce esattamente il principio costruttivista, la dinamica collaboratriva e il contesto ideale per l'applicabiulità di queste dinamiche che è la "comunità di pratiche": "In the world of e-learning, the closest thing to a social network is a community of practice, articulated and promoted by people such as Etienne Wenger in the 1990s. According to Wenger, a community of practice is characterized by "a shared domain of interest" where "members interact and learn together" and "develop a shared repertoire of resources." (E-learning 2.0, Stephen Downes, 2005, eLearn Magazine) Ciao e ti incoraggio a iscriverti al gruppo del Barcamp, perchè è anche di queste cose che parleremo a Roma a Maggio. Ma face to face!
Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo26/11/2008 - 14:09
Noi, come regioni.....è un pezzo che stiamo riflettendo e abbiamo scelto un approccio cooperativo. Ne parliamo, magari, nel gruppo dedicato che avete aperto. IMHO, non è il web 2.0 e l'informal learning che hanno cambiato gli scenari, ma piuttosto lo scarso interesse per la FAD che c'è sempre stato da parte delle istituzioni tradizionali: Università, Scuole e Enti di Formazione. Tutti questi, al di là delle belle parole ai convegni, non hanno nessun tornaconto "economico" nello svuotare le aule. Ciao
Michela Di Bitonto

Michela Di Bitonto26/11/2008 - 12:50
Grazie Imma, per questo interessante spunto di riflessione. In effeti le nuove tecnologie e l'esplosione del web 2.0 ci portano a ripensare anche la concezione che abbiamo dell'e-Learning. Diciamo che finora l'e-Learning è stato pensato come una sorta di riproduzione dell'aula in presenza, sicuramente con momenti di collaborazione e interazione, ma comunque concepito in un'ottica top-down. Oggi invece penso che sia importante che la formazione stessa venga fatta in un'ottica bottom-up, quindi costruita anche dal basso mediante lo scambio di esperienze e di conoscenze... Cito uno degli input del MoodleMoot International 2008 che si è tenuto a Roma in ottobre "...possiamo iniziare a parlare di i-learning: internet-learning. Non è la tecnologia della "e" che fa la didattica, ma sono le reti di persone che vi partecipano e le loro modalità di relazione: la "i" quindi evidenzia l'internet-ness dell'apprendimento on-line." Vista la complessità dell'argomento e l'interesse che abbiamo a condividere esperienze e pratiche invito tutti gli interessati al gruppo "Orizzonti e-Learning" che abbiamo creato su InnovatoriPA http://www.innovatoripa.it/groups/orizzonti-e-learning Vi aspettiamo!