Semplificazione

letto 2691 voltepubblicato il 11/08/2009 - 12:28 nel blog di Gianluigi Cogo

 Il mese di Agosto favorisce alcune riflessioni e analisi che mi potrebbero essere utili nelle tante attività già in programma per l’autunno.

Uno degli scenari che andrò a dibattere in tavoli di lavoro, convegni e seminari, è quello relativo alla facilità di accesso ai servizi di eGovernment. Oggi sono sempre più convinto che il tassello mancante per far esplodere l’eGov è la piena adesione ai modelli del social web che, volenti o nolenti, sono gli unici che stanno promuovendo cultura.

Mi spiego meglio. Dando per scontato che l’infrastruttura è basilare per l’accesso (banda larga, capillarità, disponibilità, ecc.) resto ancora molto perplesso su come vengono presentati i servizi applicativi. Molto perplesso.

Ma anche qui va detto che, effettivamente, un passo avanti è stato fatto. Molti servizi sono oggi on-line. Eppure manca qualcosa, manca la soddisfazione dell’utente, quell’appeal che rende facile, intrigante e soddisfacente l’adesione a un modello piuttosto che ad un altro. Ecco che entra in gioco la cultura. La cultura che le società di sviluppo software non hanno.

pila servizi

E qui interviene il web sociale e i paradigmi consolidati nella parte abitata della rete che stanno diventando veri e propri “stili di vita“. Del caso  ho parlato spesso. E’ un esempio concreto di ciò che si può fare con strumenti open, disponibili e spesso interoperabili con il cloud, come nel caso della georeferenziazione.
Laddove i servizi di eGov sono molto sbilanciati nel soddisfare precise esigenze “sociali” e quindi doveri dell’istituzione, senza mediazione, modellati sui principi propri della partecipazione e dell’eDemocracy, il web sociale va benissimo.

Ma le software house e le istituzioni criticano questo approccio quando il servizio richiede identità certa e poggiata su una garanzia di certificazione. Qui casca l’asino. Ci riempiamo di parole, esponiamo mille problemi e non se ne esce.

Ma proviamo a fare un distinguo. Un servizio come , non richiede identità certa, anzi lascia la piena discrezionalità all’utente.

Iris

Infatti, in molti storcono il naso e si trincerano dietro alla burocrazia: “un istanza per essere accolta deve seguire un preciso processo e definire i tempi, i soggetti, le procedure…..“, ecc. E infatti si persevera nel solito errore della progettazione di servizi web. Quello tipico, consolidato e perverso:trasferire sul digitale le diaboliche procedure analogiche.

Iris si discosta e usa paradigmi nuovi, consolidati: il web, una mappa, una form e via!

Ma se volessimo davvero identificare i portatori di istanze? Anche qui si apre uno scenario che mi porta spesso allo scontro frontale. Chi vive di rendita da mediazione non accetterà mai un servizio del web sociale per identificare un soggetto portatore di istanza. MAI! Ok, posso anche capire quando mi dicono: “ma tu in Banca come ti autentichi, con che credenziali?

Vabbè signori miei, ma stiamo parlando di eDemocracy (servizi di democrazia partecipata). Posso capire l’obiezione se riferita a un contratto o a una transazione. Ma per segnalare un lampione spento, devo fare provisioning e autenticazione sui tuoi sistemi? Che ovviamente non saranno MAI federati con quelli di un altro comune o di un ministero?
Perchè non usare OpenId, allora?

La risposta, solitamente,  è: pazzo! Ovviamente. E vedete che torna il tema della cultura, perchè pochi sanno cos’è, come funziona, in quali ambiti e come potrebbe evolvere.

Ma, nonostante le diverse critiche che ho raccolto nel  appena linkato, a supporto delle mie tesi viene direttamente il , che davvero si sta  come sfruttare l’opportunità dell’identità sociale per i servizi che non richiedano autenticazione forte.

Si parla infatti di “” e di  grande facilità d’uso e convenienza.

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“In considering government adoption,”  board member Chris Messina said of the Framework, “primary among our priorities is the protection of individual privacy while also considering ease of use and convenience. These factors cut to the core of the purpose of Trust Framework and feedback, therefore, is strongly encouraged on the document we’ve produced so far.”

 

E’ quindi una questione di cultura e di opportunità. Per semplificare è meglio partire dalle cose che funzionano e che tutti usano. Il resto è opportunismo e convenienza di parte.

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4 commenti

Attilio A. Romita

Attilio A. Romita14/08/2009 - 20:18
Si è vero talvolta sono estremista, ma ..."quanno ce vo ce vo" come si dice da queste parti. E' giusto che ognuno si meriti la politica che sceglie, ma non sono d'accordo che buona parte della colpa é della politica. Forse se lo spoil system funzionasse effettivamente, quale che sia il vincitore, forse qualche burosauro prenderebbe delle decisioni: talvolta i bravi vanno oltre lo spoil system. In questo processo non-innovativo esistono, secondo me, governo, opposizione e Pubblica Amministrazione o Amministrazione Pubblica (mi dicono che secondo gli Statali sono due cose diverse). Le ultime leggi non applicate, tra le altre, sono la cosiddetta Bassanini e il Codice Amministrazione Digitale. Le due leggi sono state fatte da fronti politici opposti ed il Terzo Incomodo, il Convitato di Pietra, il burosauro non le ha applicate. Forse, come si diceva in una famosa tragedia, "c'è del marcio in Danimarca!". Pre favore fate qualche riflessione su questo Teorema e poi, ben riposati e ritemprati, a Settembre continuiamo a fomentare sperando in qualche risultato. Buon Ferragosto!
Danilo Cocco

Danilo Cocco14/08/2009 - 19:23
Aldilà delle vostre considerazioni, corrette quelle di Gigi, estremiste quelle di Attilio, mi pare di ricordare che qualche tempo fa venne introdotto, nel nostro ordinamento giuridico, il concetto di carta di identità elettronica. Da qualche altra parte, nella poltiglia parlamentar-burosaura, saltò fuori anche il concetto di carta nazionale dei servizi. Poi, qualcuno ebbe perfino l'idea che le due cose si potessero unificare... Poiché sto rammentando cose che ormai risalgono a più di un decennio fa, ricordo a malapena la sensazione che provai quando si parlò di Carta di Identità Elettronica. Mi si aprì un universo di possibilità, davanti; ognuna di queste possibilità, poi, significava che non avrei fatto più una fila allo sportello connesso. Oggi faccio soltanto qualche fila in meno agli sportelli, ma continuo a farne, ad oltre un decennio di distanza. il burosauro ha imparato che la politica vince o perde le elezioni quasi sempre sulle chiacchiere (lo hanno imparato dai politici, del resto), e che sulle chiacchiere non si costruiscono obbiettivi e piani e strategie e scadenze. C'è un'area di contiguità tra le due sfere (politica e burosaura) alimentata da meccanismi di spoil system, per cui quella separazione tra funzioni di indirizzo e funzioni di gestione (che si ritrova in tutto ciò che, partendo dalle varie Bassanini & Co., ha riguardato l'ordinamento normativo degli enti locali), che dovrebbe essere auspicabile ad ogni livello della macchina amministrativa pubblica, va a farsi abbondantemente benedire, e le due aree si spalleggiano a vicenda. Ma provate per un momento ad immaginare se il progetto che sottintendeva alla carta d'identità elettronica fosse stato una cosa seria, o quello sulla carta nazionale dei servizi... Avete visto qualche quotidiano che abbia fatto un titolone di denuncia sul fallimento di queste iniziative? Certamente no, queste notizie non "fanno vendere", e il nostro sistema dell'informazione sappiamo di che qualità sia. Purtroppo è vero che ogni popolo ha il governo che si merita, ma se lo spoil system è un metodo legale di gestione della macchina pubblica, allora è anche vero che ogni popolo ha la pubblica amministrazione che si merita. Mi pare si chiami sillogismo. Ben venga allora la testardaggine di tutti quelli che, come Attilio, richiedono a gran voce che le leggi esistenti vengano applicate; è il motivo per cui appoggio il decalogo. Ma non perdo una occasione per ricordare a chiunque che le responsabilità sono ben distribuite, ed in un paese che si dice democratico questa responsabilità si distribuisce anche a quel corpo elettorale che, lungi dal vigilare sull'operato della sua classe dirigente, subisce in silenzio, continuando a perpetrare la tradizione che ci vuole più avulsi ad una cultura del privilegio che ad una del diritto. Amare riflessioni della vigilia di ferragosto. Ora vado a coccolarmi un po' la pupa, nella speranza possa crescere in un mondo senza code. Buon ferragosto ad entrambi, io la prossima settimana parto per una vacanza e rientrerò ai primi di settembre. Non so se nella mia destinazione riuscirò ad avere una connessione ad Internet tramite HDSPA/UMTS, e in caso di risposta negativa ci rileggeremo tra un paio di settimane. Un abbraccio. D
Gianluigi Cogo

Gianluigi Cogo14/08/2009 - 18:33
Sei andato olre, Attilio, ma mi ci ritrovo: "è meglio non far funzionare le cose perchè non facendo non si sbaglia e non si ha alcuna responsabilità".
Attilio A. Romita

Attilio A. Romita12/08/2009 - 10:26
Gianluigi, la tua nota descrive perfettamente la situazione del no-allo-eGov che esiste in Italia attualmente. Tutte le iniziative in proposito si sono sempre scontrate contro una mentalità chiusa a qualsiasi novità perchè qualsiasi novità, anche la più piccola, comporta delle scelte e quindi un minimo di assunzione di responsabilità. La frase che ha usato Calabresi in un suo intervento potrebbe essere assunta come logo e motto della Pubblica Amministrazione: "Ma nessuno lo ha fatto prima". Secondo me l'eccesso di richiesta di identificazione è l'arma con cui i burosauri fanno finta di essere innovativi creando dei servizi di eGov e poi dissuadendone l'uso con mille "trappole e trappolette". Una risposta scritta, anche via web, non è smentibile; ad una risposta "a voce" corrisponde solo una minima assunzione di responsabilità. Tu scrivi: "E’ quindi una questione di cultura e di opportunità. Per semplificare è meglio partire dalle cose che funzionano e che tutti usano. Il resto è opportunismo e convenienza di parte." io aggiungo " è meglio non far funzionare le cose perchè non facendo non si sbaglia e non si ha alcuna responsabilità ....tanto lo stipendio corre lo stesso ....la politica può perdere o vincere le elezioni, il burosauro è stabile, immobile e tranquillo".