Open data in Campania?

letto 2477 voltepubblicato il 04/10/2010 - 13:05 nel blog di Laura Manconi

Ciao a tutti,

riprendo una segnalazione appena pubblicata che riguarda il tema Open data in generale e più specificatamente le possibili applicazioni in Campania (qui potete leggere il testo integrale: )

Le segnalazioni pubblicate su innovatoripa non possono essere commentate perciò vorrei invitare quanti possono dare a Zefirino risposte o consigli su questo argomento a voler utilizzare questo spazio.

Grazie!

Laura :-)

 

 

2 commenti

Zeferino  Siani

Zeferino Siani04/10/2010 - 18:47
Egregio pasquale.digennaro Ti ringrazio per la tua acuta, precisa e chiara analisi. Conto di aggiornare il mio articolo con gli spunti che mi hai dato, ed inserirò link al tuo commento e al tuo profilo, se me lo consenti (trascorsi due gg. lo farò, salvo a ritirare il tutto se tu me lo vieterai). In sintesi, io ho capito questo: - “Open government” = trasparenza dell'attività di governo e la pubblicità dell’ output della PA ( normativa italiana->CAD, d.lgs 150/2009, L. 69/2009). - “Open governance” = collaborazione attiva del cittadino alla attività decisionale, tramite lo strumento Open data: * sia come "open data availability" -> banche dati con un potenziale di grande valore per il mondo economico e produttivo e per la società nel suo complesso se i dati in esse contenuti venissero integrati, analizzati e rese disponibili alle imprese e ai cittadini; * e sia come "open data format "->recuperabilità" dell'informazione anche a distanza di tempo e garanzia della sua fruibilità a tutti, sulla base di una generale economicità, cioè senza obbligare all'utilizzo di uno specifico software o di una specifica piattaforma operativa, ma in una ottica di gare e di competizione di mercato al fine di risparmi sulla spesa informatica. GRAZIE.
profilo vuoto

profilo vuoto04/10/2010 - 16:58
Ho letto con interesse l'articolo del prof. Siani "Open Government, nel mondo in Italia" in cui i temi affrontati prendono origine dalle espressioni: 'Open government', 'governance open source', e 'open data'. Devo dire che per quanto sui principi ispiratori gli americani siano sempre all'avanguardia, noi italiani ci stiamo attrezzando bene su quest'argomento con un apparato normativo che sta via via rendendo sempre più definiti i contorni della nuova società dell'informazione italiana ed europea, qualche volta con elementi condivisibili ed efficaci, qualche altra volta a mio avviso migliorabili soprattutto negli aspetti tecnici e in una auspicabilmente autonomia del mondo digitale rispetto alla tradizionale burocrazia del cartaceo. Comunque i concetti che mi sembra si possano individuare in questo contesto sono: 1) open government, inteso come trasparenza dell'attività di governo e pubblicità di tutto ciò ha a che vedere con il mondo della PA, dall'albo pretorio on-line sino agli stipendi nel pubblico impiego passando per le performance dirigenziali 2) open governance, inteso come collaborazione attiva del cittadino alla attività decisionale attraverso 3) open data nelle due accezioni "open data format" e "open data availability" Per quanto riguarda il punto 1) c'è già un bel po' di normativa italiana tra cui il CAD, il d.lgs 150/2009, il L. 69/2009 che hanno sancito il dovere delle amministrazioni di pubblicare sul proprio sito web tutto ciò che riguarda l'attività delle PA allo scopo di migliorarne l'efficienza e l'efficacia attraverso il controllo diretto dei cittadini. D'altra parte le amministrazioni devono informare tempestivamente i cittadini attraverso opportuna pubblicità. Al punto 2) mi sembra ( ed è una mia opinione) che si invochi l'utilizzo delle tecnologie informatiche per tenere in conto i suggerimenti, le idee, le esigenze del cittadino nel processo decisionale. Insomma si fa riferimento a strumenti di workgroup istituzionali aperti ai cittadini, come forum, chat, piuttosto che wiki. Per il punto 3) partirei prima dalla "open data availability". Nella loro esperienza di governo le amministrazioni hanno immagazzinato grandi quantità di dati, spesso con un profilo storico ovvero conservando dati organizzati in maniera sistematica per molti anni. Molti di queste banche dati hanno un potenziale di valore significativo se non enorme che potrebbe essere di grande aiuto al mondo economico e produttivo e alla società nel suo complesso se i dati in esse contenuti venissero integrati, analizzati e rese disponibili alle imprese e ai cittadini. Per ultimo parlerei dell'open data format. Negli anni con alterna fortuna nell'ambito PA si è parlato di open source, riuso del software, interoperabilità e formati aperti. Fortunatamente questi concetti, la cui importanza è tradizionalmente messa in evidenza in qualsiasi testo di informatica che si rispetti, stanno ricomparendo nella recente letteratura giuridica. Perché si mette in evidenza la necessità di usare i formati aperti per la conservazione e la pubblicazione dei dati della PA? Per garantire la "recuperabilità" dell'informazione anche a distanza di tempo (è noto che uno dei grossi problemi delle tecnologie ICT è la loro veloce obsolescenza) e per garantire la fruibilità a tutti, senza obbligare all'utilizzo di uno specifico software o di una specifica piattaforma operativa. Segnalo che il tema della fruibilità acquista importanza anche nell'ottica di interoperabilità, oltre che per ovvi motivi etici. Ma è importante anche in previsione della crescente pervasività del mobile computing, un mondo in cui la frammentarietà delle piattaforme operative surclassa di gran lunga quella tradizionale desktop. Da ultimo, c'è l'elemento dell'economicità: utilizzando o meglio imponendo formati aperti le amministrazioni potrebbero puntare a forti risparmi in termini di spesa informatica, ad esempio mettendo a gara l'acquisizione della suite per l'ufficio e utilizzando sistemi operativi alternativi, in un'ottica di una sana competizione di mercato.