Tre approfondimenti su Open Data

Il mio blog Regional Innovation Policies dedica tre approfondimenti al tema dei dati aperti.
La PA dovrebbe concentrarsi solo sulla pubblicazione dei dati grezzi o dovrebbe finanziare con soldi pubblici anche interfacce di ricerca e visualizzazione? Come garantire una vera trasparenza delle informazioni sulle politiche pubbliche? Si parte dal dato di fatto che non tutti gli utenti sanno importare ed elaborare dati in CSV o XML, senza scomodare i ben più utili - ma ancor più indigesti - “linked data”. Un fenomeno che prende il nome di “Data divide”. L’utente medio che vuole conoscere, ad esempio, l’ammontare dei fondi strutturali ricevuti dalle imprese nell’ambito dei POR delle regioni del Sud Italia, potrebbe trovare utile la presenza di maschere di ricerca e strumenti di esportazione dei risultati come nel caso della Regione Calabria.
FormezPA apre i dati di RubricaPA al “crowdsourcing”: chiunque può adottare... un dato di un’amministrazione. Nel senso che chi corregge o aggiorna, ad esempio, l’indirizzo, l’email, o il codice fiscale di una PA riceverà notifiche di ogni futura variazione.
Il problema di come usare l’input dei cittadini per risolvere problemi legati alla qualità dei dati è dibattuto in tutto il mondo. C’è anche chi ha definito un social network un “atto d’amore”: è questa la strada scelta da questo curioso caso per convincere i cittadini e i dipendenti delle migliaia di amministrazioni centrali e locali italiane ad aver cura dei propri dati e quindi ad aiutare Linea Amica a correggere ed aggiornare i propri database.
Come coinvolgere le imprese nel movimento open data e cosa significa davvero “dato pubblico”? Marco Fioretti solleva la questione efficacemente nel suo ultimo rapporto pubblicato dalla Scuola Superiore Sant’Anna. Non si tratta solo dei "dati della PA”, ma anche di tutti quei dati - prodotti e detenuti dal settore privato - che hanno un forte interesse pubblico e ricadute evidenti sulla vita dei cittadini.
I dati dell’Enel, da poco aperti con licenza davvero “open”, indicano come questa sia la strada da percorrere, anche in Italia.
- Blog di Luigi Reggi
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