Possibili evoluzioni della licenza IODL
Il tema è stato affrontato durante la tavola rotonda che ha fatto seguito all’evento Open Government, dati aperti e App del 18 ottobre scorso, rilanciato qualche giorno fa da una segnalazione di Ernesto Belisario e ripreso più volte tra i numerosi commenti del post di Salvatore Marras dedicato a Dati.gov.it: è necessaria una revisione della licenza Italian Open Data License per i dati aperti della pubblica amministrazione italiana?
L’Italian Open Data Licence è nata – in versione beta – nell’ottobre 2010 per rispondere a una esigenza specifica e poi aggiornata nell’aprile 2011 all’attuale versione 1.0. Nonostante quindi non sia passato poi molto tempo dell’ultima revisione è impossibile non notare come il quadro di riferimento sia profondamente mutato, “sdoganando” i temi dell’open government e dell’open data, portandoli dalla frontiera dell’innovazione nella PA ad asset strategico delle azioni di trasparenza amministrativa.
Al momento le pubbliche amministrazione che licenziano i propri dati aperti con licenza IODL versione 1.0 pongono le seguenti condizioni
- indicare la fonte delle informazioni e il nome dell’amministrazione che ha prodotto i dati, includendo, se possibile, una copia o un link alla IODL;
- pubblicare e condividere gli eventuali lavori derivati con la stessa licenza o con una licenza compatibile;
- non riutilizzare le informazioni in un modo che suggerisca che abbiano carattere di ufficialità o che il l’amministrazione che ha prodotto i dati approvi l'uso che viene fatto delle Informazioni;
- prendere ogni misura ragionevole affinché gli usi innanzi consentiti non traggano in inganno altri soggetti e le informazioni medesime non vengano travisate
In particolare è il secondo dei quattro punti riportati che potrebbe in qualche modo “inibire” possibili riutilizzi dei dataset. Ad esempio, il Piemonte con suo data store regionale ha ovviato il problema aprendo all’uso della licenza Creative Commons 0 che sostanzialmente permette di copiare, modificare e distribuire i lavori derivati da – in questo caso – i dati pubblici della PA anche a fini commerciali, senza chiedere nulla all’ente che li ha prodotti. Attraverso questa licenza quindi i dati assumono una totale possibilità di riutilizzo, diventando più “appetibili”, ad esempio, per possibili sviluppatori di applicazioni web o smartphone.
Sarebbe interessante aprire un dibattito sulla possibilità di far evolvere ulteriormente l’attuale licenza IODL verso la licenza CC0; oppure creare una seconda licenza “IODL 0”, e quindi lasciare alle pubbliche amministrazioni la possibilità di valutare – caso per caso - quando adottare la IODL (un po’ più restrittiva) o quando invece licenziare i propri dati con questa seconda IODL 0 (completamente aperta). Che ne pensate?
- Blog di Gianfranco Andriola
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8 commenti
approfondimenti
ho capito!
Impostiamo il problema :-)
Federico, come sai, condivido
Credo che dopo il lancio del
una o due ?
Se ho inteso è proprio quello
ottimo! un passo ulteriore,