Spending Review e Telelavoro

letto 2093 voltepubblicato il 06/05/2012 - 15:31 nel blog di Luigi Sculco

Roma, ore 7:30 d’un giorno lavorativo, stazione “Termini” della metropolitana. Corridoi pieni, banchine occupate al massimo… Un terribile brulicare di persone che, disperatamente, cercano di salire su un treno.

Scene di vita quotidiana e un’immagine mentale immediata: un formicaio… Poi, a ben vedere, si comprende che un formicaio non è: le formiche viaggiano ordinate anche quando non ci sono barriere che le limitano, mentre le persone sembrano molecole d’un liquido in un impianto idraulico che fuoriescono casualmente da buchi dove la pressione è alta ed entrano, altrettanto casualmente, in buchi dove la pressione è bassa.

Piccoli gruppi colloquiano tra loro, gruppi che a volte diventano più numerosi quando un disservizio mina il comune interesse (treno che non arriva, porte che si chiudono troppo presto, porte che non si aprono etc.). La sensazione che si ha è quella di un insieme di esseri che vivono un eterno dualismo e, pur non riuscendo a vivere da soli, conservano e difendono la propria individualità.

Per strada, nelle auto, negli autobus e nei tram la sensazione è la stessa: il bisogno d’essere comunità ed il bisogno d’essere individui liberi che si combattono in ogni istante. Eppure è, nella stragrande maggioranza dei casi, gente che si reca sul posto di lavoro e gente che si reca in un posto ben preciso per usufruire d’un servizio.

Cosa c’entra tutto ciò con la “Spending Review”, la Pubblica Amministrazione e l’automazione? Nulla, direbbe l’uomo di strada: è la natura umana che è così contraddittoria: vuole il suo spazio di libertà ma, al tempo stesso, vuole vivere in una comunità che soddisfa i suoi bisogni.

Filosofia a parte, c’è un modo per conciliare due visioni così diverse? Fino a poco tempo fa, NO, oggi SI: il Telelavoro e la Telerichiesta, scaturenti dalla forte telematizzazione e che nella Pubblica Amministrazione possono trovare la loro massima espressione, estrinsecando benefici effetti sulla società civile in termini di riduzione dei costi e di benessere collettivo.

Sino a pochi anni fa un cittadino che aveva bisogno d’un pubblico servizio doveva compilare una serie di moduli, produrre tutta una sequela di certificati e portarla ad un determinato sportello, presidiando di tanto in tanto che la sua richiesta venisse definita in tempi congrui. Ora tale meccanismo tende a diventare appannaggio del passato: basta collegarsi ad Internet, dal proprio computer o da un apposito “punto di presidio”, e, confezionata elettronicamente la richiesta, aspettare la giusta definizione.

Se una richiesta non è cartacea, ma telematica, ciò vuol dire che la Pubblica Amministrazione può trattarla da qualsiasi punto, senza bisogno di convogliare persone ed impiegati in un luogo specifico. Questo è il principio guida per il quale, naturalmente, servirà superare molte difficoltà organizzative ed implementative, ma gli effetti sarebbero oltremodo positivi:

1.       Il cittadino avrebbe la libertà di “non dover far file” e subire il disagio di recarsi in un luogo specifico (e distante).

2.       L’impiegato potrebbe godere della libertà di vivere di più la propria vita familiare e di relazione, pur svolgendo efficacemente il suo lavoro.

3.       Si decongestionerebbero enormemente i viaggi per recarsi al lavoro, con indubbi risparmi sui consumi di carburante e sulla vivibilità delle città.

Ci sarebbe tanto da risparmiare, dunque (ecco la “Spending Review”), ma perché tutto questo non decolla? Perché mancano idee costruttive e perché, a tutt’oggi, il sindacato “tradizionale” e la dirigenza “tradizionale” hanno aborrito il suddetto disegno.

Il primo per timore che il telelavoratore diventasse una “microazienda” e quindi venissero persi quei legami di fidelizzazione (le fatidiche “tessere”) sui quali sino a poco tempo fa si basava il loro stesso esistere, senza pensare che in una società che cambia anche il ruolo del sindacato deve cambiare.

Il secondo, invece, per timore di perdere il controllo sull’organizzazione che è sempre stata tradizionalmente basata sul controllo della persona e non sugli obiettivi da raggiungere.

Si tratta, in ambo i casi, di cose superabili attraverso un cambio culturale che punti più verso la responsabilità e meno sul controllo. Quest’ultimo lo può tranquillamente fare una macchina dando riscontri oggettivi sui quali basare decisioni altrettanto oggettive.

C’è però da dire che il Telelavoro non è stato affatto ignorato nella Pubblica Amministrazione, ma è ancora un qualcosa di sperimentale sul quale non si è seriamente investito. Eppure, i risparmi che da esso potrebbero scaturire in un panorama di dematerializzazione e Telerichiesta di servizio potrebbero essere enormi.