Secondo la Commissione europea l'occupazione in Europa va sostenuta partendo dai servizi per l’infanzia

Per raggiungere gli obiettivi occupazionali e per migliorare il quadro economico globale è essenziale in Europa un deciso aumento della componente femminile all’interno del mercato del lavoro. In quest’ottica le politiche di conciliazione lavoro-famiglia, in particolare i servizi di assistenza all’infanzia, rappresentano una leva essenziale. Nel 2002 i governi dell’UE avevano convenuto sulla necessità di rimuovere i disincentivi alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, attraverso l’ampliamento, entro il 2010, dei servizi all’infanzia, in modo da raggiungere almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i tre anni e l’età dell’obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai tre anni. Questi impegni sono noti come gli obiettivi di Barcellona e il loro conseguimento è stato al centro delle politiche elaborate, in questi anni, a livello di Unione e di Stati. Uno studio promosso dalla Commissione Europea (Barcelona objectives. The development of childcare facilities for young children in Europe with a view to sustainable and inclusive growth) fa ora il punto sui risultati ottenuti. Gli analisti mettono in evidenza come, nonostante la consapevolezza diffusa di un legame positivo fra servizi universalistici di welfare e sviluppo economico e nonostante la priorità per le strategica attribuita dalla Commissione anche attraverso il sostegno dei Fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo, le politiche pubbliche in questo campo stiano indietreggiando.
I risultati attesi per i due ambiti di intervento sono i seguenti: 1) servizi all'infanzia: aumento strutturale dell’offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi); estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture; sostegno alla domanda e accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove strutture; miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi. 2) servizi agli anziani non autosufficienti: aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare; aumento e qualificazione dell’offerta di servizi residenziali e semiresidenziali; miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari; sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell’anziano socialmente fragile.
- Blog di Alfredo Amodeo
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