Secondo la Commissione europea l'occupazione in Europa va sostenuta partendo dai servizi per l’infanzia

Per raggiungere gli obiettivi occupazionali e per migliorare il quadro economico globale è essenziale in Europa un deciso aumento della componente femminile all’interno del mercato del lavoro. In quest’ottica le politiche di conciliazione lavoro-famiglia, in particolare i servizi di assistenza all’infanzia, rappresentano una leva essenziale. Nel 2002 i governi dell’UE avevano convenuto sulla necessità di rimuovere i disincentivi alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, attraverso l’ampliamento, entro il 2010, dei servizi all’infanzia, in modo da raggiungere almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i tre anni e l’età dell’obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai tre anni. Questi impegni sono noti come gli obiettivi di Barcellona e il loro conseguimento è stato al centro delle politiche elaborate, in questi anni, a livello di Unione e di Stati. Uno studio promosso dalla Commissione Europea (Barcelona objectives. The development of childcare  facilities for young children in  Europe with a view to sustainable and inclusive growth) fa ora il punto sui risultati ottenuti. Gli analisti mettono in evidenza come, nonostante la consapevolezza diffusa di un legame positivo fra servizi universalistici di welfare e sviluppo economico e nonostante la priorità per le strategica attribuita dalla Commissione anche attraverso il sostegno dei Fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo, le politiche pubbliche in questo campo stiano indietreggiando.

I dati del 2010 mostrano che la maggior parte dei paesi UE ha mancato gli obiettivi: solo otto (Belgio, Danimarca, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Slovenia e Regno Unito) sono stati in grado di realizzarli per entrambe le fasce di età. Solo dieci hanno conseguito l’obiettivo relativo alla prima categoria  e undici quello relativo alla seconda.
I dati per il 2011 mostrano una diminuzione dei servizi offerti ai bambini di età maggiore evidenziando come alcuni paesi che avevano raggiunto l’obiettivo nel 2010 si trovino ora al di sotto della soglia del 90 % (Spagna, Paesi Bassi e Irlanda). In Italia nel 2011, nella fascia fino a tre anni di età, solo il 25% dei bambini ha avuto accesso ad un asilo nido, contro il 33% richiesto dagli obiettivi di Barcellona. Va meglio per i bambini di età compresa fra i tre e i sei anni: l’accesso alla scuola materna è stato garantito nel 2011 a più del 90% del totale, in linea con i target di Barcellona.
Secondo la Commissione per raggiungere, entro il 2020, l’obiettivo di un tasso di occupazione del 75% è necessario che gli Stati membri intensifichino gli sforzi. Come strumento di pressione la Commissione ha proposto raccomandazioni specifiche per paese nell’ambito del terzo  2013 sull’occupazione femminile, sulla disponibilità/qualità delle strutture per l’infanzia e/o delle scuole a tempo pieno e sui servizi di assistenza.
 
Nel nostro paese, dopo la prima fase di attuazione (marzo),  che ha visto la definizione del piano di riparto dei fondi (250 milioni di euro sono destinati agli EELL delle regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) è in via di partenza il Programma Nazionale Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti di competenza del Ministro per la Coesione Territoriale. Il programma, che riprende la filosofia degli Obiettivi di servizio, è parte integrante del Piano d'Azione per la Coesione (PAC) ed è finanziato con fondi dell’Unione Europea per un totale di 730 milioni di euro. In questo modo, gli enti interessati potranno contare su risorse aggiuntive da destinare all’erogazione di servizi di cura potenziando l’offerta e favorendo l’attuazione di iniziative e progetti che rispondano in modo concreto ai bisogni reali dei singoli territori.
Il primo riparto prevede l’impegno di 120 dei 400 milioni di euro destinati ai servizi per l’infanzia e di 130 dei 330 milioni di euro destinati ai servizi per gli anziani non autosufficienti. Le risorse sono distribuite tra le quattro regioni applicando la formula di riparto già utilizzata per i Fondi Strutturali Europei. I comuni, beneficiari finali dell’iniziativa, potranno accedere alle risorse presentando entro 6 mesi i progetti che saranno valutati secondo le priorità stabilite.
L’obiettivo è quello di potenziare nei territori ricompresi nelle 4 regioni l’offerta dei servizi all'infanzia (0-3 anni) e gli anziani non autosufficienti (over 65), riducendo l’attuale divario offerta rispetto al resto del Paese. La dotazione finanziaria è di 730 milioni, di cui 400 per i servizi di cura all'infanzia e 330 agli anziani non autosufficienti.
I risultati attesi per i due ambiti di intervento sono i seguenti: 1) servizi all'infanzia: aumento strutturale dell’offerta di servizi (asili nido pubblici o convenzionati; servizi integrativi e innovativi); estensione della copertura territoriale e sostegno alla gestione delle strutture; sostegno alla domanda e accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove strutture; miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio educativi. 2) servizi agli anziani non autosufficienti: aumento del numero di anziani in assistenza domiciliare; aumento e qualificazione dell’offerta di servizi residenziali e semiresidenziali; miglioramento delle competenze di manager, operatori professionali e assistenti familiari; sperimentazione di protocolli innovativi di presa in carico personalizzata dell’anziano socialmente fragile.