Scriviamo insieme il Dizionario della Comunicazione pubblica

letto 6503 voltepubblicato il 23/06/2014 - 09:36 nel blog di Angela Creta, in Comunicazione Pubblica

Riprendono le attività della comunità Comunicazione pubblica con l’avvio, come anticipato a , del percorso di scrittura collaborativa per redigere insieme un dizionario delle voci della comunicazione pubblica.

Pensiamo al Dizionario come ad uno strumento utile, di lavoro quotidiano, che aiuti a definire termini d'uso e allo stesso tempo a valorizzare i saperi operativi, a condividere i modi, i contenuti, gli strumenti - tecnologici e di processo - della comunicazione nella PA. In questi mesi abbiamo lavorato sulla piattaforma online , la wiki-enciclopedia della capacità istituzionale e della modernizzazione della PA, pubblicando un da cui partire per scegliere le 50 voci della Comunicazione pubblica. Siamo partiti dal modello di Wikipedia per dare una base al lavoro che ci aspetta: scrivere e aggiornare il dizionario in maniera collaborativa.

Come lo faremo? Con la vostra collaborazione! Chiedendovi di consultare il Glossario a questo link () e di segnalarci, in commento a questo post, i termini che mancano e sono da aggiungere, quelli che sono troppo settoriali e andrebbero tolti, infine i termini che sono da migliorare.

Siete tutti invitati a partecipare, sia nella fase iniziale di scelta delle voci che in quelle successive di redazione e aggiornamento.

25 commenti

Angela  Creta

Angela Creta18/07/2014 - 10:58 (aggiornato 18/07/2014 - 10:58)

Ciao!!! Riporto di seguito il contributo di Luca Zannelli arrivatoci via mail. Luca avrà cura di rispondere ad eventuali commenti all'interno di questa discussione :-)

"Sono da migliorare a mio avviso i termini comunicazione pubblica,sociale e politica, mentre manca social media, reti sociali,comunicazione 2.0. In realtà la differenza è tra comunicazione istituzionale e comunicazione politica, si potrebbe aggiungere marketing, comunicazione sociale, s'intende "sanitaria" o attraverso i social network? Eliminerei di sicuro tag, login, pdf, prosumer, customer, embedding, influencer, pec, feedback"

Bianca Clemente

Bianca Clemente08/07/2014 - 08:25

Scusate sempre se intervengo, ma tant'è sono quì, e allora mi fa piacere di essere anche solo da pungolo o ispirazione.

Come penso io la Comunicazione pubblica ha altre sotto sezioni, o derivazioni, er ognuona di esse si potrebbe innovare la definizione paradigmatica: Comunicazione di pubblica utilità, Comunicazione informazionale sociale, Comunicazione di Servizi, Comunicazione relazionale istituzionale,  e così via, a seconda dello scopo e modalità per cui la comunicazione si esplica. Dunque, premesso che la comunicazione in generale è uno scambio di senso tra due o più persone che condividono un codice, qualunque sia il piano di appartenenza,  per una definizione "comprensiva" della Comunicazione pubblica si può partire dal definirla come "Quella comunicazione di utilità sociale volta alla informazione dell'attività amministrativa pubblica verso il  cittadino, per la strutturazione di una relazione di programma,contenuti e valori istituzionali e sociali. Essa di fonda su un obiettivo progettuale sociale e costruisce con l'utente destinatario del progetto un'attività di formazione ed informazione bidirezionale" . Grazie sempre. Ciao a tutti, a dopo.

Angela  Creta

Angela Creta08/07/2014 - 16:18 (aggiornato 08/07/2014 - 16:18)

Cara Bianca,
grazie per i contributi molto interessanti sull'importanza della comunicazione pubblica e del suo connubio con l'innovazione. Approfitto del tuo contributo per segnalare che le attività della comunità Comunicazione pubblica continueranno a settembre con l’avvio del percorso di scrittura collaborativa per redigere insieme un Dizionario delle voci della comunicazione pubblica. Troverete in questo post tutti i dettagli:

Grazie per la collaborazione! :-)

Bianca Clemente

Bianca Clemente07/07/2014 - 15:26 (aggiornato 07/07/2014 - 15:26)

L'innovazione necessita di una mission sociale di tipo antropologico-strutturale e di una mission tecnologica di tipo tecnico-semplificativo. L'obiettivo è la trasparenza, l'accessibilità, l'accountability.

Una nazione può dirsi realmente moderna e civile, solo quando dispone di amministrazioni pubbliche, trasparenti ed efficienti, nonchè efficaci, si diceva.

Dunque, a 14 anni dall‘applicazione della Legge 150/99 abbiamo visto come in realtà la comprensione della comunicazione pubblica e dell'innovazione di cui è portatrice attraverso la digitalizzazione e sua concreta applicazione, proceda a rilento. Gli uffici stampa degli Enti pubblici, ad esempio, hanno difficoltà di identificazione là dove subiscono anche la determinazione concorrenziale dell'aspetto privatistico della materia che si personalizza nel portavoce politico, perdendo di vista, in tal modo, la delineazione di funzioni, professionalità e compiti propri; oppure gli Urp che si ritrovano a svolgere funzioni strette tra la morsa della comunicazione frontale, sempre più esigente ed i vuoti o manchevolezze della comunicazione interna, a volte indisponibile; oppure il Bur, il Bollettino Ufficiale Regionale che finisce per essere un mero trasmettitore di documenti ufficiali collettati. Ecco perchè iniziative di open data suscitano molte speranze anche di valore. Potrebbero essere il sistema che spinge in avanti il significato relazionale della comunicazione pubblica. Infatti essi stanno alterando radicalmente l'accesso ai dati prodotti al pubblico stimolando nuovi tipi di analisi. Stanno creando, inoltre, nuove forme di trasparenza e responsabilità , promuovendo nuove forme di partecipazione sociale e di modi di governance, tendendo come fine all'innovazione e alla generazione di ricchezza. Il tutto supportato dai social network. Allo stesso tempo, un’attenzione molto più critica deve essere rivolta ai nuovi modi di progettazione di dati aperti che si stanno sviluppando come sistemi socio- tecnici complessi con i diversi soggetti interessati ed i vari ordini del giorno. Ad oggi, gli sforzi degli analisti si sono concentrati sul lavoro politico e tecnico per l’implementazione di progetti di open data, ma non si sono rivolti abbastanza a studiare le mosse discorsive e materiali e le loro conseguenze. Come risultato, mancano all’appello dettagliati casi di studio di progetti open data in azione: sviluppo, finalità, risultati delle ricadute sociali ed economiche, gli assemblaggi circostanti e il modo disordinato, contingente e relazionale in cui si svolgono . Tale discorso vale anche il Cloud computing, le cui difficoltà difronte alla difesa del diritto alla privacy, sembrano avere incontrato un muro invalicabile. Ma è solo attraverso questo tipo di studi che si può avere un quadro più completo generale della condivisione e dei dati aperti relazionali. Uno studio che si potrebbe svolgere osservando ed analizzando dettagliatamente il lavoro della Regione Campania. Un’analisi troppo complessa e lunga da poter sviluppare in questa sede, un'analisi che si vuole solo suggerire, magari fondando, tra l’altro anche i dati sulla comunicazione politica della Regione, suoi linguaggi propri e comparazione con i dati nazionali.

Francesco Cerase sostiene che l’agire amministrativo di tipo weberiano attua una certa resistenza nel tempo consentendo un ancoraggio in termini di riferimento alle ritualità che generano significazione sia per gli attori sociali che per gli analisti e/o utenza. Il punto focale però della sua analisi nel testo “Pubblica Amministrazione” è quanto siffatta modalità possa essere funzionale allo sviluppo sociale e quanto, piuttosto, non lo sia. La non conoscenza o addirittura l’incapacità di cogliere l’impatto che l’agire amministrativo ha sul sociale, da parte degli attori amministrativi, non fa altro che rinfocolare ulteriormente in ogni settore la poca capacità di adattarsi al cambiamento che in ogni buon conto la storia stessa genera di per sé. La pubblica amministrazione, così, appare un’Ente che agisce in forza di una “razionalità limitata” per bypassare il punto di frizione tra cambiamento e resistenze a quel cambiamento, proprio per poter guidare meglio i processi di riproduzione sociale. E’ questa via che impedisce alla pubblica amministrazione la funzione di produttore di qualcosa per qualcuno, sfuggendo nel contempo, al controllo intorno alla produttività di qualcosa per qualcuno in particolare. In poche parole sembra mancare la filosofia di fondo. Cerase individua in ciò il principale fattore bloccante il pieno sviluppo armonico dell’organizzazione pubblica amministrtiva. Gli altri fattori sono la poca efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche e le mancate riforme che hanno finito per radicare anora di più gli ostacoli al buon funzionamento. Ancora molto attuale, il testo fa un’analisi piena e compiuta della non adesione d’intenti tra l’azione publica e la domanda sociale e configura ogni modifica adottata come un operazione di facciata che non ha potuto, e non ha ancora, consentito quell’innovazione organizzativa necessaria. Se confrontiamo queste lucide tesi con le statistiche sui flop della digitalizzazione della pubblica amministrazione e relativi ritardi d’efficienza possiamo renderci conto che il coro è unanime. E che la capacità di proiezione al futuro della pubblica amministrazione è rimasta pressochè immutata nel tempo dagli inizi degli anni ’90. Di modo chè la struttura organizzativa pubblica continua a contraddistinguersi per :

- una moltiplicazione senza limite apparente di organi, uffici, ruoli:

- una crescente frantumazione della strutura organizzativa complessiva;

- una esasperata frammentazione delle funzioni1

Le soluzioni proposte da Cerase, tuttavia, non soddisfano in pieno l’attuale impostazione innovativa-tecnologica della Agenda Digitale. Egli profila un’Amministrazione di tipo imporenditriale-privatistica, interessata al funzionamento della dipendenza e delle strutture collegate, poco orientata alla costruzione sociale, molto strutturata all’efficienza formale. L’orientamento al miglioramento sul campo non configura la necessità della funzione duttile ed elastica della domanda dell’utenza che di volta in volta informa e forma la pubblica amministrazione. Plasmate, nel miglior modo certo, dall’alto, ancora una volta le funzioni pubbliche cadono a pioggia sul cittadino che gioirà dei numerosi ed esaustivi moduli che troverà sui vari banconi dell’Urp, o della cortesia delle risposte che riceverà al telefono, ma che non potrà far altro, ancora una volta, che conformarsi al modello direzionale. Diversa la soluzione proposta da Mancini in Manuale di Comunicazione pubblica e che in questa sede si tende a valorizzare, come giusta consenguenza di tutto il lavoro fin qui svolto. La comunicazione si è detto è il fattore perno, oggi, attorno a cui si sviluppano tutti i discorsi sociali, globali o geolocali o ancora geoglobali e futuribili. Di modo che l’allontanamento dalla posizione weberiana è fin troppo evidente. Le ultime leggi in materia di sviluppo tecnologico della pubblica amministrazione mettono in evidenza il cambio d’orizzonte e di analisi. Ciò nonostante, come sostiene lo stesso Cerase guardando alle leggi precedenti ma con un discorso estensivo all’orizzonte più vasto del futuro, queste nuove impostazioni risentono ancora molto di passato, ma è un passato che si allontana semre più e tende a trasformarsi da prossimo in remoto. Il modello dialogico della Pubblica Amministrazione riesce ormai, a ben guardare, ad imporre l’inversione di rotta in quest’ultimo trentennio.

Ed infatti, il campo della comunicazione pubblica non è ormai più quel fronte nuovo di progettazione sociale attraverso il quale si sviluppa l’eterno dibattito intorno alla democrazia. Essa è ormai divenuta il perno centrale e radicato della querelle sulle forme democratiche della partecipazione sociale, entrato a pieno diritto nell’agone della narrazione quotidiana che si conforma con mille altri filoni nuovi, nuovissimi o vecchi e paradigmatici. L’insufficienza dei risultati che ancora oggi si registrano sono dovuti, si diceva, ad una apatia, indolenza, lentezza dell’agire politico risultante dalle continue crisi economiche che stanno attraversando la nostra epoca post-industriale. Ma ciò non può e non deve essere una valida giustifica. Gli studi del settore ormai hanno sviluppato innumerevoli correnti e specializzazioni da poter convincere anche il più ritroso, dubbioso o incerto dei governi. Continuare a sostenere che la Comunicazione pubblica sia un fatto di pura e semplice pubblicità istituzionale vuol dire riportare il tema indietro di 70 anni.

Se la visione imprenditorial-pubblicistica e pubblicitaria della comunicazione pubblica e della pubblica amministrazione è valida sotto numerosi punti di vista, è innegabile, d’altro canto, il suo limite orientato alla non discorsività, continuando ad impostare la relazione cittadino/Stato ad un rinnovato rapporto unidirezionale, chiuso sostanzialmente sulla domanda dell’utenza, sordo a qualunque sollecitazione innovativa e ancorando, in tal modo, la costruzione sociale alla continua destrutturazione dell’esistente. Un lavoro immane, inutile e dannoso.

Una bellissima disamina Paolo Mnacini la fa riguardo al termine pubblicità. Rapprotandosi ad Habermas egli distingue il “fare pubblicità” dal comunicazione pubblica che in inglese dovrebbe essere correttamente individuata nel termine pubbliciness piuttosto che pubblicity, ossia la comunicazione di tutto ciò che ha interesse generale. La differenza semantica potrebbe apparire sottile, in realtà lo iato è più evidente di quanto appaia ad un primo sguardo sommario. Il corrispettivo tedesco di Offentlichkeit di Habermas: la sfera dell’opinione pubblica borghese che costruisce il reale nel momento stesso in cui lo narra. La costruzione sociale di Searle. Come detto in precedenza, il mezzo è la società.

Sostanzialmente comunicazione pubblica sociale e comunicazione pubblica si distinguono da comunicazione politica e comunicazione delle istituzione per il carattere fondamentalmente pubblico delle prime due e dal carattere fondamentalmente di tipo privatistico delle seconde due. L’utilizzo, di volta in volta, delle une o delle altre ne stabilisce la funzione, le finalità, le modalità e di conseguenza l’identificazione.

Scrive Mancini nelle sue conclusioni al Manuale di Comunicazione pubblica: “L’accessibilità sposta verso l’utente le possibilità e l’onere dell’informazione”(pag.220). Mai frase fu più significativa ed esemplificativa. Non voglio fare l'apologia dei Manuali di comunicazione, ma allo stato sembra validissimi strumenti di orientamento. Potrei citare Morcellini, Rodotà, Stanca, Rolando, rovinetti e tantissimi altri. L'importante mi sembra assumere la forma mentale adeguata alla materia. "Oggi l’adattabilità non è più, non deve essere più, in capo al cittadino/utente con il relativo solo compito di conformarsi a istituzioni preesistenti e precostituite. Oggi l’adattabilità è delle istituzioni verso i destinatari che di volta in volta ne dettano le esigenze. “l’accessibilità costituisce il primo gradino della partecipazione” (pag. 221) reale e fattiva.

Ovviamente – scrive ancora Mancini – ci sono dei limiti riconoscibili nei diversi caratteri dell’accessibilità: c’è un’accessibilità “concessa” ed un’accessibilità “indotta”.

Nel primo caso l’amministrazione-istituzione mette a disposizione le proprie informazioni ed Internet è “esattamente questo”. Su questo punto non mi ritrovo molto, secondo una mia idea Internet è principalmente uno strumento di dialogo con i cittadini, sia nella sua modalità di format per l’accesso, sia in quella di piazza telematica, dove l’istituzione, attraverso i vari social network o piattaforme telematiche, deve tendere alla sostenibilità delle domande e delle risposte, puntando sempre e comunque al dalogo costruttivo. Nel secondo caso di accessibilità “indotta” - scrive sempre Mancini – non è più l’istituzione-amministrazione a rendere pubbliche le proprie informazioni ma è il cittadino-utente che mette on line le informazioni che reperisce di volta in volta, contribuendo a quell’operazione di “svelamento” che consente il controllo immediato. In tal modo il cittadino-utente diventa co-attore della gestione dei public affairs e della partecipazione.

In conclusione si può affermare che nonostante i numerosi passi in avanti compiuti, i notevoli progresi raggiunti nel campo, rispetto al passato, nonostante la buona volontà degli operatori, tecnici, specialisti, nonché teorici del settore, nonostante i prolifici studi e la pubblicistica a riguardo, la comunicazione della pubblica amministrazione è ancora in ritardo. Anzi possiamo affermare ancora una volta che la comunicazione pubblica non è molto nelle corde della pubblica amministrazione, se ancora non riesce ad individuare bene le professionalità ed il lavoro di riferimento. La carta a favore è siamo ancora nella fase neonatale della digitalizzazione, e allora è un tutto "a divenire".

1 Cerase – Pubblica Amministrazione – Carocci editore (1998).

 

 

 

Angela  Creta

Angela Creta04/07/2014 - 13:38 (aggiornato 04/07/2014 - 13:38)

Vi segnalo che abbiamo inserito nuovi termini all'interno del glossario della Comunicazione pubblica su Wikipa (). Nel particolare sono: Comunicazione politica e Comunicazione pubblicitaria. Abbiamo aggiornato anche la definizione dei termini "Comunicazione pubblica" e "Comunicazione sociale".

Grazie per farci sapere cosa ne pensate!

Angela

Roberto Cecchini

Roberto Cecchini07/07/2014 - 07:59

La comunicazione politica è qualcosa di molto più e molto più importante di quanto è stato inserito nella voce e che descrive una sola parte..una sottocategoria della comunicazione politica...ovvero la "comunicazione (o propaganda) elettorale". Che sia così non sono io a dirlo ma la legge laddove inserisce la figura del portavoce (distinguendolo dall'addetto stampa) proprio per dare spazio a quella comunicazione istituzionale - di matrice politica - che è altra cosa rispetto alla comunicazione istituzionale pura. Un sindaco che parla ai cittadini lo fa in quanto elettori o in quanto membri di una comunità? E se lo fa in periodo di elezioni lo fa per prendere voti? Sono margini e confini non ben delineati e sfuggevoli, me ne rendo conto: per questo sarei meno drastico nel dare definizioni che ingabbiano termini che è già difficile saper e poter adoperare correttamente. Anche la comunicazione pubblicitaria mi sembra un po' troppo stretta in quella definizione...non fosse per altro che per il fatto che la promozione è una cosa e la pubblicità è un'altra...visto che stiamo definendo un glossario di termini riferiti alla comunicazione magari dovremmo provare a integrare le definizioni in maniera più precisa. Forse partirei proprio per questo dal definire per ultima la comunicazione pubblica...quando tutti i pezzi del puzzle sono stati inseriti...ma è una mia idea....magari agli altri va bene così.

Angela  Creta

Angela Creta07/07/2014 - 12:30

Roberto grazie per il tuo utile contributo. Concordo con il fatto che le definizioni di comunicazione politica e comunicazione pubblicitaria siano troppo scarne ma come premesso nel post, sono queste definizioni da cui partire per scrivere in maniera collaborativa le prime 50 voci del dizionario. Grazie quindi per fornirci delle definizioni più puntuali che possiamo inserire nel glossario. Per quanto riguarda la definizione di comunicazione pubblica, abbiamo preso spunto da un glossario presente in un corso on line del Formez dedicato alla comunicazione pubblica che trovi . Approfitto per chiederti, e chiedere a tutti, se, per quanto sintetica può essere considerata ancora attuale e come un buon punto di partenza per arrivare anche qui ad una definizione condivisa.

Roberto Cecchini

Roberto Cecchini08/07/2014 - 07:28

Grazie a te Angela per lo spunto di riflessione. Sono d'accordo sul fatto che comunque occorra partire da una base per poi sviluppare un percorso e una architettura condivisa sempre più complessa. Direi che - forse peccando di presunzione, non saprei quanto espormi - forse quella definizione è troppo semplicistica anche per un glossario e anche per un corso che intende dare una panoramica generale sull'ambito di studio. E' ovviamente solo l'espressione di un punto di vista, la costruzione di significato si fa mettendo insieme i mattoncini degli altri punti di vista (per quanto io possa dare una definizione puntuale e precisa, se il resto del mondo condivide una definizione diversa sarà quella a valere e ad essere presa come riferimento). Il mondo della comunicazione in generale è un un ambiente un po' particolare: l'eccesso di stimoli porta sempre a rinegoziare i punti di vista o, peggio, ad aprire dialettiche che spesso si sterilizzano. Continuiamo nella costruzione del dizionario: come dici tu faremo sempre in tempo per rimetterci mano, forse lo spirito giusto è proprio questo. Nel mentre grazie a te e a Domenico e buon lavoro a "tutta la squadra"!.

domenico pennone

domenico pennone07/07/2014 - 13:04 (aggiornato 07/07/2014 - 13:04)

Condivido in pieno il commento di Roberto e la risposta di Laura. La definizione di Comunicazione Pubblica è sicuramente quella che dovrà impegnarci di più. La definizione un po datata del Formez risale ad un periodo in cui non era necessario tanta chiarezza. Oggi occorre purtroppo farlo.

domenico pennone

domenico pennone07/07/2014 - 13:07 (aggiornato 07/07/2014 - 13:07)

Di Angela scusate

Bianca Clemente

Bianca Clemente30/06/2014 - 16:57

Per il nuovo dizionario della comunicazione pubblica si potrebbero inserire voci come

Responsabile/Addetto newsletter,

R/A stampa digitale,

R/A rassegna stampa

R/A comunicazione interna

R/A comunicazione esterna

digital resource

digital referent

coordinatore digitale 

coordinatore comunicativo

coordinatore informativo 

coordinatore informatico ecc....

Angela  Creta

Angela Creta01/07/2014 - 15:48 (aggiornato 01/07/2014 - 15:48)

Cara Bianca,

grazie per il tuo contributo. L'idea di partenza del dizionario di termini è, in questa fase, orientata più verso le parole caratterizzanti il dominio tematico della Comunicazione pubblica che verso i profili professionali. Sicuramente più in là valuteremo una maggiore specializzazione del dizionario, nel frattempo un punto di partenza per riflettere sui ruoli e i profili di lavora nella Comunicazione pubblica può essere il documento curato dalla sezione italiana dell'IWA. Trovi tutto a questo link:

Approfitto di questo prezioso spunto per invitare chiunque volesse dare un contributo sul tema dei ruoli e dei profili aggiungendo un commento a questa discussione.

Grazie e buon lavoro! :-)

 

Livio Martinuzzi

Livio Martinuzzi30/06/2014 - 15:04

Credo che non possano mancare assolutamente Intranet e Comunicazione interna. Che ne pensate?

Livio

Angela  Creta

Angela Creta01/07/2014 - 15:55

Caro Livio,

grazie per il tuo contributo. Sicuramente i termini Intranet e Comunicazione interna sono legittimati a stare all'interno di un dizionario della Comunicazione pubblica, allo stesso tempo essi hanno però una valenza più ampia che abbraccia l'ambito tematico della gestione della conoscenza all'interno di un'organizzazione. Il dizionario che si vuole avviare su WikiPa è invece un indice di termini più specifici dell'ambito tematico della Comunicazione pubblica. In attesa che anche gli altri colleghi si esprimano ti chiediamo di dirci quali sono a tuo avviso i termini da cui partire per creare le voci del dizionario e quali ancora mancano.

Un saluto

Angela

Viviana Maxia

Viviana Maxia24/06/2014 - 09:17

Che ne pensate di creare anche una sezione italiana dei termini in uso? Ho visto molti colleghi di buona volontà, che vorrebbero avvicinarsi all'alfabetizzazione digitale, in difficoltà con la traduzione e l'individuazione dei significati. Potremmo dare loro una mano traducendo e semplificando alcuni termini e acronimi.

 

Angela  Creta

Angela Creta01/07/2014 - 15:59

Cara Viviana,

sembra una buona idea, ti chiederei però di meglio specificare se quando parli di traduzione fai riferimento ai termini d'uso della comunicazione pubblica in inglese che vorresti veder tradotti in italiano? Se puoi farci degli esempi per aiutarci a capire te ne saremmo grati.

Grazie

Angela

 

Eusebio F. Giandomenico

Eusebio F. Giandomenico23/06/2014 - 20:42 (aggiornato 23/06/2014 - 20:42)
Angela  Creta

Angela Creta01/07/2014 - 16:03

Caro Eusebio,

grazie per le tue segnalazioni. Eurovoc e Disco tools sono degli ottimi strumenti di supporto per chi vorrà curare le voci dell'ambito tematico della Comunicazione Pubblica.

Se puoi darci anche un riscontro su quali sono a tuo avviso i termini da cui partire per creare le voci del dizionario e quali ancora mancano, te ne saremmo grati

Angela  Creta

Angela Creta23/06/2014 - 15:40 (aggiornato 23/06/2014 - 15:40)

Ciao Francesca,

grazie del tuo contributo, sono tutti termini utilissimi! Aspettiamo le definizioni :-)

Angela  Creta

Angela Creta30/06/2014 - 11:17

Ciao Domenico,

grazie. Valuteremo insieme i termini da cui partire :-)

Angela

domenico pennone

domenico pennone23/06/2014 - 15:40 (aggiornato 23/06/2014 - 15:40)

Benissimo la prima stesura e i suggerimenti di Francesca, ma attenzione credo che occorra vedere anche un po quello che sta proprio dentro la PA.
Esempio, nel wiki non trovo alcune voci che sono invece già abbondantemente in uso, anche se possono apparire banali tipo:

PEC
WEBTV
FIRMA DIGITALE
PROTOCOLLO ELETTRONICO
PDF
COMUNICATO E NOTA STAMPA
OPEN DOCUMENT
LOGIN
 

:-)

 

 

 

 

 

Francesca Sensini

Francesca Sensini23/06/2014 - 11:38

Intanto bellissima iniziativa e sicuramente utilissima a tanti comunicatori!

Scorrendola mi sono venute in mente tante parole che ormai fanno parte della quotidianità dei comunicatori pubblici, soprattutto quelli che si occupano di contenuti digitali e di social network e allora volevo proporre queste voci:

  • Civic Hacking 
  • Content strategy (web): 
  • CRM (Citizen Relationship Management)
  • Disintermediazione
  • Embedding
  • Fan
  • Feedback
  • Follower
  • Gamification
  • Influencer
  • Licenza (d'uso)
  • Monitoraggio web
  • Partecipazione 
  • Prosumer
  • Tag
  • UGC (User generated content)
  • Web reputation

per la definizione delle singole voci, farò via via revisione di questo post.

Intanto ve le sottopongo all'attenzione...

 

Daniela Malusa

Daniela Malusa23/06/2014 - 16:57

Buongiorno,

se alla fine le parole dovranno essere o 50 direi di lasciar perdere i termini troppo tecnici e specifici del linguaggio esclusivamente informatico.

Di quelli finora proposti io voto per l inserimento di:

  • PEC
  • WEBTV
  • FIRMA DIGITALE
  • PROTOCOLLO ELETTRONICO
  • PDF
  • COMUNICATO E NOTA STAMPA
  • OPEN DOCUMENT
  • LOGIN
  • Content strategy (web):
  • CRM (Citizen Relationship Management)
  • Fan
  • Feedback
  • Follower
  • Influencer
  • Licenza (d'uso)
  • Monitoraggio web
  • Partecipazione
  • Tag
  • Web reputation

aggiungerei

  • traparenza
  • customer
Angela  Creta

Angela Creta30/06/2014 - 10:52 (aggiornato 30/06/2014 - 10:52)

Ciao Daniela,

grazie molte per il tuo contributo! Le 50 parole sono la base di avvio ma nulla vieta di farle aumentare, anzi se hai altre idee o proposte su ulteriori termini da inserire grazie per segnalarcele :-)

Angela