Dossier 'L'albero di Lullo' - Innovazione e conoscenza

letto 1552 voltepubblicato il 10/10/2014 - 10:18 nel blog di Rosangela Muscetta

Per produrre conoscenza, occorre mettere insieme tipologie di sapere molto differenti, e spesso complementari. Parlare di economia della conoscenza consiste nello studio dei processi economici che portano alla generazione di valore economico attraverso l’uso di conoscenze, nelle varie forme che queste possono assumere. Una perfetta rappresentazione simbolica di tutto ciò ci viene data dall’Arbor Scientiae del filosofo Raimondo Lullo per la descrizione della cosiddetta tecnica combinatoria.
Secondo la sua teoria, infatti, selezionando i termini essenziali, e configurando così con essi una schema di partenza, la concatenazione delle condizioni e delle cause di relazione tra essi consente una perfetta conoscenza della realtà. Questo schema combinatorio veniva dal Lullo raffigurato come un albero, che finiva per diventare anche una mnemotecnica, cioè un metodo per dare sistematicità ed efficienza alla memoria, attraverso cui rappresentare le categorie fondamentali (radici) da cui derivare e ricordare attraverso progressive specificazioni (tronco, diramazioni, foglie, fiori e frutti) tutte le possibili verità.
La conoscenza e il suo corretto utilizzo è importante in ogni ambito della nostra realtà, da quello scolastico, a quello aziendale, a quello (in)formativo, a quello amministrativo, seppur con molteplici significati e sfaccettature. Il dossier ‘L’albero di Lullo’ ha come obiettivo quello di raccogliere interviste, proposte e prodotti della conoscenza da condividere e sviluppare, in maniera partecipativa e cooperativa.

Dossier ‘L’albero di Lullo’ – I parte: Giornalismo, informazione e conoscenza

Le due pietre angolari della piramide della moderna informazione sono giudizio ed evidenza. Il giudizio è la capacità di selezionare le notizie, capire cosa sia importante e cosa sia interessante. Una notizia può avere entrambe le caratteristiche o solo una delle due. L’evidenza è collegata con l’attività di reporting, cioè di riportare e rielaborare le notizie definendo cosa è da mette in primo piano e cosa no. Il giornalista ha vari metodi con cui raccogliere informazioni: interviste, documenti, conferenze stampa, cronologie, analisi di dati, social network, ecc.. In questo caso assume molta importanza la verifica della fonte, cioè l’accertarsi che ciò di cui si viene a conoscenza sia vero. Alla base della piramide troviamo il linguaggio e lo storytelling, cioè la capacità di riportare e raccontare le storie con le forme appropriate della comunicazione. La versatilità del giornalista è molto ampia in quest’area. A seconda del media e del pubblico al quale si riferisce, si possono avere testi lunghi o brevi, che cercano di suscitare empatia nel lettore oppure rimangono più distaccati cercando di rispondere alle cinque W (Who, when, where, what, why).
La tecnologia nell’era della digitalizzazione fa, dunque, la sua parte. Oltre alle conoscenze e competenze nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, come piattaforme digitali di scrittura e video, il giornalista deve considerare due aspetti della tecnologia: come l’innovazione ha cambiato il mondo dell’informazione e come questa stia cambiando la nostra società. L’audiovisivo ha rappresentato un momento cruciale nella storia del giornalismo che adesso sta convergendo in Internet. Anche se rimane una parte più specializzata, la capacità di raccogliere foto, video e registrazioni audio sono fondamentali e resi più facili nella raccolta grazie a smartphone e tablet.
Più in alto troviamo la letteratura civica e la cultura. La letteratura civica comprende le conoscenze che riguardando la struttura del governo, la divisione dei poteri, la Costituzione, la storia della nazione e la legge. Per quanto riguarda la cultura, il giornalismo è una forma di espressione della cultura sia propria di chi scrive, sia della società in generale, in quanto riflette i valori e gli elementi di cui è composta. Inoltre il giornalista deve essere aperto alle altre culture o punti di vista, in quanto potrebbe operare in luoghi molto diversi da quelli in cui è abituato a vivere (è il caso dei corrispondenti esteri o di chi compie servizi in zone dove esistono gravi disagi all’interno della società). In cima alla piramide troviamo la missione e gli obiettivi. Il giornalismo è una professione che risiede all’interno di una azienda, che ha come obiettivo la creazione di ricchezza, per cui a volte ci possono essere dei conflitti di interesse. Dato che c’è sempre stata una tensione tra interessi professionali e commerciali è bene avere chiaro quale sia la missione e lo scopo da perseguire. L’esercizio del mestiere senza scopo può diventare irrilevante se non addirittura pericoloso. Un senso dello scopo può nascere dallo studio accademico che include la familiarità con i canoni di etica, diritto, storia del giornalismo, standard e pratiche, lo studio dei principi di democrazia, le teorie di libertà e di giustizia.

Per la prima parte del dossier ‘L’albero di Lullo’ abbiamo parlato con il Dott. Vincenzo La Camera, fondatore e direttore di Paese.24, un portale di informazione locale, la cui mission è quella di informare su ciò che accade nei comuni dell’Alto Jonio cosentino (ma con finestre anche su Basso Jonio, Pollino, Provincia e Regione), sotto tutti gli aspetti sociali. Dalla politica allo sport, dalla cronaca alla scuola, dagli eventi parrocchiali a quelli culturali. Come detto sopra, il portale è stato ideato dal giornalista professionista Vincenzo La Camera (già redattore di Calabria Ora di Cosenza, del Resto del Carlino di Bologna, esperto di giornalismo scolastico ed ufficio stampa e fondatore del primo giornale on line dell’Alto Jonio cosentino, AmendolaraLive.it, trasformatosi poi in Paese24.it), che ne curerà le pubblicazioni.

Che il digitale abbia rivoluzionato le dinamiche della comunicazione è ormai un dato acquisito. Quali cambiamenti ha portato il digitale nel mondo del giornalismo e della diffusione dell'informazione e della conoscenza?
Oggi, grazie al digitale, tutti possono fare informazione con più facilità rispetto a prima. Ma fare giornalismo resta un'altra cosa e quindi appannaggio dei giornalisti perché significa scovare la notizia, verificarla e confezionarla per il pubblico. Il fattore positivo del digitale nel mondo dell’informazione è la possibilità che hanno i professionisti del settore di “stare sul pezzo” in tempo reale grazie ai nuovi strumenti. Il fattore negativo invece è dato dal fatto che queste novità multimediali hanno aperto le porte della professione anche ai così detti “giornalisti della domenica”, persone improvvisate che inquinano il mercato. Su questo l’Ordine dei Giornalisti dovrebbe effettuare maggiori controlli.
Comunicatori e giornalisti sono davvero così diversi oggi? Qual è la sfida che devono vincere i giornalisti nativi digitali?
Fare giornalismo significa fare comunicazione, ma fare comunicazione non significa per forza fare giornalismo. Giornalisti e comunicatori erano diversi ieri e sono diversi oggi. Fare comunicazione significa occuparsi di un evento (gestione, marketing); seguire la campagna elettorale di un politico; curare l’immagine di un prodotto. Il giornalista invece lavora con le notizie, produce informazione. Il comunicatore il più delle volte è schierato perché lavora per un cliente. Il giornalista deve essere imparziale. La sfida dei giornalisti digitali è quella di mantenere viva una professione che rischia di scomparire. Quindi, aprirsi sì alle nuove tecnologie ma continuare a fare il mestiere sempre con la stessa etica e deontologia.

 

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