Il riconoscimento professionale attraverso la certificazione del profilo: che ne pensate?

letto 5142 voltepubblicato il 20/10/2014 - 13:36 nel blog di Angela Creta, in Comunicazione Pubblica

Cari tutti, la settimana scorsa Loredana Gelli ha sollevato un tema importante ed attuale come quello del . La norma citata è la legge 4/2013, volta a tutelare le professioni non riconosciute come tali da ordini o albi professionali. Le disposizioni normative della legge consentono a tali professionisti di riunirsi in associazioni professionali che provvedono alla formazione e alla certificazione della formazione stessa. La questione posta da Loredana è se la legge 4/2013 possa divenire il giusto varco verso il riconoscimento professionale del ruolo del comunicatore pubblico.

Il comma 5 dell'articolo 2 recita che "“Alle associazioni sono vietati l’adozione e l’uso di denominazioni professionali relative a professioni organizzate in ordini e collegi” e in questa precisazione si può leggere l’intento del legislatore di mantenere comunque una distinzione giuridica tra il riconoscimento dato dalla tipologia di associazioni professionali oggetto della legge e il riconoscimento dato da ordini o albi. Fatta questa premessa, la legge può essere sicuramente considerata un passo in più verso il riconoscimento di molte professioni sinora non riconosciute ma, nello specifico, il percorso verso il riconoscimento professionale del ruolo del comunicatore pubblico passa anche attraverso una serie di dinamiche che sono ancora in fase di definizione (abbattimento degli albi, la querelle di molti giornalisti sulla formazione permanente, una riforma della legge 150/2000 etc etc).

Qual è la vostra opinone? Mi unisco alla domanda di Loredana e chiedo alla comunità che cosa ne pensa in merito :-)

10 commenti

Riccardo Barberis

Riccardo Barberis27/10/2014 - 16:41 (aggiornato 27/10/2014 - 16:41)

Seguo da tempo disegni di legge avanzati nelle passate legislature sul profilo professionale dello statistico: è un' altra professionalità che andrebbe valorizzata sia nella PA che nelle aziende private.

Loredana  Gelli

Loredana Gelli27/10/2014 - 13:36

~~Trovo che i contributi dei colleghi, tutti, siano importantissimi per porci di fronte a quello che accade, nell'ambito normativo, con occhio critico e vigile. Le diverse interpretazioni e i punti di vista che stanno affiorando sono essenziali e fanno emergere l'impegno che, a partire da Angela che ha aggiunto chiarezza, ci vede uniti nel prendere in esame il tema lanciato nella discussione.
Le norme di cui stiamo discutendo sono complesse. Grazie anche ad associazioni che da anni si occupano del settore, come per esempio Comunicazione Pubblica il cui operato è di indubbia rilevanza per i comunicatori pubblici, stiamo cercando di mettere in luce e condividere aspetti che potrebbero rendere il lavoro del professionista “comunicatore” sicuramente piu' fiducioso di avviarsi su una strada, lunga e tortuosa come giustamente ha evidenziato Roberto Cecchini, ma una strada che doverosamente deve essere ben compresa.
Volendo tentare di fare il punto sulla base dei contributi fin qui emersi e per proseguire nella conversazione, si potrebbero sintetizzare due distinti aspetti che le normative sulla comunicazione evidenzierebbero:
1- Attestazione, quella chel’associazione può rilasciare ai sensi della L. 150/2000;
2- certificazione ai sensi della L. 4/2013 che “certifica” la conformita’ dei requisiti (quindi anche quelli del comunicatore pubblico?) ad una norma UNI. La certificazione deve essere rilasciata da una associazione necessariamente riconosciuta dall’unico ente individuato dalla L. 4/2013 ovvero Accredia.
Questa “certificazione” può essere eventualmente “attestata” da una diversa associazione.
Se prendiamo in esame l’art.7 della L. 4/2013- Sistema di attestazione, leggiamo che: 
2. Le attestazioni di cui al comma 1 non rappresentano requisito
necessario per l'esercizio dell'attivita' professionale.

Dunque, la L. 4/2013 e la norma UNI in particolare, ampliano il campo di azione del comunicatore, mettono in luce nuovi profili non contemplati nella L. 150/2000, stabiliscono la possibilità di attestazioni e certificazioni ma sono anche la strada che può accumunare il destino del comunicatore professionista e, di conseguenza, dare nuova forza e speranza ad un possibile, definitivo riconoscimento che va oltre quello che sembrava avviato con  la L. 150/2000?

Pier Carlo  Sommo

Pier Carlo Sommo24/10/2014 - 12:04

Da alcuni mesi, stanno comparendo strani enti che propongono costosi corsi per “Comunicatore Pubblico”, mentre altre associazioni propongono in modo ambiguo attestazioni di “comunicatore” generico spacciandole come “polivalenti”. I  legali della mia Associzione stanno valutando se sono possibili azioni legali contro tali iniziative, ma intanto FACCIAMO CHIAREZZA: Ai sensi della legge 4/2013, il 1° agosto 2014 l’Associazione per  la Comunicazione Pubblica e Istituzionale è stata riconosciuta dal Ministero MISE, per cui “Comunicazione Pubblica” è istituzione attestante la qualificazione professionale, cioè la professione di comunicatore pubblico. 

Il riconoscimento è avvenuto prendendo atto dei profili professionali contenuti nello Statuto che richiamano direttamente la legge 150/2000 e i titoli previsti nel Dpr 422/2001. Profili sono ben delineati da anni e proposti all’ARAN per il riconoscimento nei contratti di lavoro pubblico. ( per legge tale riconoscimento è compatibile con l'iscrizione a ordini professionali)

I costi per ottenere l’attestazione professionale di “comunicatore pubblico” sono molto contenuti, la procedura è semplice, chiara e descritta dettagliatamente sul sito , senza alcuna ombra o ambiguità.

Chi ha requisiti e vuole l’attestazione prevista dalla legge 4/2013 di “comunicatore pubblico” solo l’Associazione Comunicazione è l’istituzione abilitata al rilascio. I nostri uffici della Direzione di Milano - Via Taramelli 12 - 20124 Milano, con orario dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 17:00, tel e fax: 0267100712, email:  -  sono a disposizione per ogni informazione. 

 L’ Associazione per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale esiste da quasi  25 anni, e vive all’insegna della chiarezza e serietà professionale dei comunicatori pubblici.

Sul sito potete anche leggere statuto e tutte le documentazioni e procedure inerenti

Cordialmente

Pier Carlo Sommo

Segretario Generale Associazione Comunicazione Pubblica

 

Roberto Scano

Roberto Scano25/10/2014 - 16:51 (aggiornato 25/10/2014 - 16:51)

Attenzione è corretto fare chiarezza ma è necessario farla bene :)

La legge 4/2013 innanzitutto NON da esclusività a nessuna associazione, lo dice la legge stessa. ci sono associazioni come quella indicata e come ad esempio quella che presiedo (IWA) che sono nell'elenco volontario del MISE il che NON significa che il MISE riconosce profili o altro ma che ha valutato la conformità di statuti, codici etici, eventuali attività di sportello all'utente/consumatore, trasparenza ecc. ed ha ritenuto di inserire tali associazioni nell'elenco specifico.

In relazione agli attestati e certificazioni, i legali rappresentanti delle associazioni possono rilasciare esclusivamente dei titoli che attestano l'iscrizione presso l'associazione di individui, nonché una serie di altri punti tra cui l'eventuale possesso di certificazione UNI. E qui entra in ballo la norma UNI già citata, che è attualmente l'unica norma UNI che prevede qualcosa nell'ambito della comunicazione. Se tale norma non è soddisfacente, le associazioni possono proporre in UNI e/o in UNINFO (se professioni legate al settore ICT) la normazione di specifici profili di competenza professionale. Attualmente in UNINFO è stata avviata nuova attività di normazione che prevede la definizione delle modalità di creazione dei profili di terza generazione, nonché due norme "pronte" relative ai professionisiti Web (coloro che operano nel settore Web) e ai professionisti della sicurezza. Ben vengano a questo punto proposte di profili o altro che - ricordo - sono indipendenti da associazioni o altro ma sono pubblicati da UNI e certificati da organizzazioni accreditate ufficialmente (visibili nel sito di Accredia).

Franco Fontana

Franco Fontana30/10/2014 - 12:44

Salve a tutti, premesso che rappresento un ente di certificazione, vorrei fornire alcuni dettagli NON COMMERCIALI ma di pura informazione. Chiedo venia in anticipo per il lungo commento. Roberto Scano ha effettivamente chiarito alcuni elementi importanti anche perchè conosce bene sia la parte Associazioni sia la parte normativa. La legge 4 riferisce come volontaria la certificazione del professionista secondo norma UNI quindi non vi è alcun obbligo! è una scelta volontaria. Nella scelta bisogna fare però attenzione, in teoria in base alla legge 4 ma soprattutto al più importante D.Lgs 13/2013, solo Enti accreditati ISO 17024 su specifica norma (vedi UNI 11483) possono certificare e solo un certificato emesso da tali Enti accreditati ha validità secondo la legge 4. Kiwa Cermet è accreditata ISO 17024 ma non su specifica norma perchè per esserlo deve certificare almeno 5 persone per fare domanda di accreditamento ad Accredia e quindi dimostrare di essere "capace" di certificare i comunicatori. L'accreditamento ha un costo e quindi gli enti aspetto di avere una massa critica maggiore per vedere se vi è un ritorno dell'investimento. Noi come Kiwa Cermet stiamo per erogare la seconda sessione proprio per arrivare al numero minimo e andare subito in accreditamento. Mi risulta che vi sia un altro solo ente che si stia muovendo ma ad oggi non è accreditato. Per tali verifiche andate sul sito di Accredia , come diceva Roberto Scano e avrete tutte le informazioni in merito. Le associazioni non possono certificare la professione secondo norma UNI, possono solo attestare gli elementi riferiti alla legge 4 e basta; oppure costituiscono un ente di certificazione, si accreditano e allora possono spingersi anche sino alla certificazione ma i costi strutturali, organizzativi e di accreditamento sono elevatissimi. Gli Enti di certificazione non possono erogare corsi correlati alle norme se non garantendo indipendenza tra docente ed esaminatore e non deve esserci un legame diretto ... ovvero se fai il corso con me passi l'esame. Vietato! Ecco perchè anche Noi come Ente preferiamo qualificare o riconoscere i corsi delle Associazioni o delle UNiversità o degli Enti formativi Accreditati dalle regioni. I corsi non si possono certificare secondo la norma UNI 11483 ma solo essere qualificati o riconosciuti come uno dei validi requisiti per accedere all'esame. L'esame è fatto di 3 fasi, analisi dei requisiti (hai le caratteristiche per partecipare all'esame in base a quanto scritto nella norma? la norma la potete comprare sul sito UNI), si bene allora fai l'esame (scritto, orale, caso, simulazione ecc ecc anche questo è riportato nella norma), si bene hai passato l'esame allora una seconda persona, che non è l'esaminatore, fa un ulteriore controllo per verificare indipendenza, obiettività ed oggettività di giudizio e delibera ed emette il certificato.

Spero di avere contribuito a chiarire meglio gli ambiti della certificazione che ripeto essere volontaria ma che ovviamente porta con se una serie di vantaggi alla persona certificata. 

Roberto Cecchini

Roberto Cecchini27/10/2014 - 08:17 (aggiornato 27/10/2014 - 08:17)

...ringrazio chi - attraverso il proprio contributo - ha di fatto rafforzato l'impressione maturata in questo tempo, confermando l'opinione precedentemente espressa: la consapevolezza che ci sia ancora molto da fare (parimenti a quella che qualcosa si stia smuovendo) è solo uno stimolo per impegnarsi di più e meglio in quella che non deve essere considerata una battaglia ma comunque una conquista. A volte le provocazioni - seppure fatte esplicitamente e senza intenti polemici - servono solo a rilanciare temi e riflessioni...a non dare nulla per scontato...per chi come me la comunicazione pubblica rappresenta anche oggetto di studio (oltre che riferimento professionale), la condivisione di pensieri e di punti di vista differenti costituisce uno strumento di analisi di fondamentale importanza. Ritengo un passo importantissimo la definizione/proposta di profili professionali e la delimitazione degli ambiti applicativi: un passo in un percorso...la strada credo sia ancora lunga, ma è un risultato comunque apprezzabile, che incoraggia a impegnarsi ulteriormente...perchè questa è una tappa e non un traguardo. Grazie per i preziosi spunti di riflessione che provengono dagli altri partecipanti alla discussione...mi piacerebbe poter contare sulla vostra collaborazione anche per i miei studi...un saluto e buon lavoro a tutti.

Roberto

Loredana  Gelli

Loredana Gelli24/10/2014 - 10:46

Buongiorno,  ringrazio Roberto per aver espresso la sua opinione.
Roberto ha usato la parola “recriminazione” e ha espresso perplessità sul fatto che la comunicazione sia un campo troppo vasto e che, alla fine ,si rischia di concentrarsi solo su certe posizioni, sacrificandone altre.  

Rileggendo la norma  UNI 11483 “Attività professionali non regolamentate - Figura professionale del comunicatore”  ho potuto verificare che questa è molto dettagliata. La norma definisce tale figura professionale nelle diverse modalità in cui opera e prefigura, si può dire, due macroaree: quella di chi opera nella pubblica amministrazione (comunicatore pubblico) e di chi opera nelle aziende (comunicatore aziendale). Nel comunicatore aziendale penso possano essere incluse tutte quelle figure che operano in settori, non esplicitamente identificati dalla norma, come per esempio chi comunica l'ambiente, e nei quali, senza dubbio,  la comunicazione professionale è strategica.
Il punto non è pensare che qualcuno voglia recriminare un riconoscimento per un segmento o ambito specifico.

Lo scopo della presente riflessione è quella di condividere opinioni circa il fatto che siamo in presenza di una nuova normativa che certificherebbe il professionista della comunicazione e sul fatto che, di conseguenza, nuovi scenari si potrebbero aprire.

E' evidente che siamo di fronte ad una contraddizione: da una parte siamo tenuti a formarci e a rispondere a requisiti ora "nero su bianco" e dall'altra parte non  troviamo adeguata collocazione, come profilo e ruolo, nelle diverse realtà lavorative e, questa considerazioe, vale soprattutto per il comunicatore pubblico.
Ora, pensiamo davvero che non siamo ancora pronti per  acquisire definitivamente credibilità?
Pensiamo davvero che non possiamo valutare insieme come muoverci in questo proliferare di norme?
Comprendere, dunque, attraverso i vostri commenti, se la L. 4/2013 rappresenta finalmente lo strumento giusto o una ennesima normativa, è sicuramente molto illuminante.
Buon lavoro a tutti.

 

Roberto Cecchini

Roberto Cecchini22/10/2014 - 08:30 (aggiornato 22/10/2014 - 08:30)

...non sarebbe forse il caso di delimitare l'area alla quale la professione fa riferimento? E' un campo troppo vasto e alla fine si rischia di concentrarsi solo su certe posizioni, sacrificandone altre. La legge - come la maggior parte, del resto - ha una miopia di fondo: la mia modesta opinione è che se può essere vero che questa esigenza è sentita da molti e da molto tempo, è altrettanto vero che non esiste un'adeguata maturità del settore per poter prevedere una sua regolazione così rigida (in questo la 150/00 aveva - pur nella sua buona fede - tagliato un po' troppo di netto gli ambiti di applicazione).

Mi chiedo - forse in modo provocatorio - se...leggendo quelle proposte a cui si rimandava....alla fine tutti riuscirebbero a trovare una collocazione...o se al contrario qualcuno verrebbe fortemente penalizzato da regole che premiano certi percorsi piuttosto che altri. Ringrazio per lo spunto di riflessione: è importante capire se siamo già pronti per questo passo o - nonostante le reciminazioni di alcuni - non ci sia ancora molto cammino da fare prima di giungere a una decisione in merito (ma questo vale un po' per tutto, forse per la comunicazione pubblica a maggior ragione). Un saluto e un augurio di buon lavoro e buona riflessione a tutti.

Roberto

Loredana  Gelli

Loredana Gelli21/10/2014 - 12:58

Buongiorno a tutti, ringrazio tantissimo  Roberta e Angela per aver rilanciato l'argomento anche perchè credo sia importante, per chi opera nel settore, fare chiarezza sugli aspetti che le nuove normative pongono sia in termini giuridici che sotto l'ambito più prettamente istituzionale. Una prima riflessione potrebbe essere quella di distinguere tra "attestazioni" e "certificazioni" e capire quale sia la differenza anche in rapporto ad  una eventuale richiesta di riconoscimento del proprio profilo. Da quello che mi sembra di aver capito leggendo sull'argomento è che le attestazioni prescindono da esami specifici, come invece viene richiesto per le certificazioni  rilasciate in base alla L. 4/2013. Inoltre l'attestazione può anche essere ottenuta qualora si diventi soci di una  determinata associazione. L'argomento è molto complesso e credo che il vostro contributo sia importantissimo per tentare di dipanare la questione delle certificazioni così come posta dalla L. 4/2013. Per quanto riguarda gli Albi a cui Angela fa riferimento, personalmente non rilevo, ma anche qui sarebbe interessante capire meglio,  che la normativa suddetta  sia l'anticamera dell'annullamento degli Albi. Certo, si pone come prospettiva diversa dagli Albi professionali ma senza porre alcun limite alla loro esistenza nè invaderne il campo.

La tanto odiata L. 150/2000 metteva in luce la distinzione tra informazione e comunicazione  e stabiliva precisi requisiti  (Albo per  i giornalisti- Laurea Specialistica per i comunicatori, altre lauree + master, vari anni sul campo, ecc ecc.). Ora la comunicazione pubblica si è arricchita di altri ambiti di applicazione e di motle altre specializzazione che ne rendono difficile una sola definizione ma, se ci pensiamo bene, l'impianto della legge 150  non era affatto sbagliata. Forse, sotto questo aspetto, la nuova L. 4/2013 e, ancora di più la norma UNI 11483/2013 che stabilisce i requisiti relativi all'attività del professionista della comunicazione ( professionista della comunicazione audiovisiva, professionista della comunicazione testuale, interculturale, comunicazione d'impresa, dello spettacolo e delle arti,  della comunicazione pubblica e via dicendo) aiuta a definire il raggio delle specializzazioni del comunicatore pubblico, professione per sua natura, in continua evoluzione.

Qual è, dunque, la vostra opinone sulla L. 4/2013?

Ringrazio tutti e auguro buon lavoro in attesa di leggervi

Angela  Creta

Angela Creta24/10/2014 - 14:41

Cara Loredana, grazie a te per aver dato il via alla discussione affrontando un argomento così importante e un grazie a tutti per contribuire all'alimentazione di questo confronto. Risulta certamente necessario fare chiarezza su questi aspetti sia in termini giuridici che istituzionali e approfitto semplicemente per specificare meglio che il mio riferimento agli Albi era volto semplicemente a distinguere le tipologie di riconoscimento e le diverse questioni correlate e non sicuramente a ipotizzare che le disposizioni norimative contenute nella L. 4/2013 possano essere considerate l'anticamera dell'annullamento degli Albi. 

Un grazie ancora a tutti per i numerosi e interessanti contributi che state apprortando :-)