Gli anni sprecati. L'Italia è il lungo elenco delle opere pubbliche in ritardo

Secondo quanto riporta la stampa alla base del tragico incidente ferroviario in Puglia vi sarebbe, oltre all’errore umano, anche una classica storia di ordinaria burocrazia. Il progetto per l’adeguamento ferroviario dell’area metropolitana del Nord barese risalirebbe addirittura al 2007. L'opera era stata finanziata dall'Unione europea il 27 aprile 2012, nel 2013 erano stati effettuati gli espropri dei terreni, mentre nelle scorse settimane erano stati prorogati i termini per la presentazione delle offerte relative alla gara di appalto per la progettazione e l'esecuzione dei lavori. In poche parole un classico esempio di ritardi e e intralci frapposti da una burocrazia, spesso solo ottusa. Nel nostro paese è oramai opinione comune che i tempi di esecuzione delle opere infrastrutturali siano, non da oggi, troppo lunghi. Non ci vuole poi molto per capire come tutto ciò si leghi fortemente alla qualità democrazia e tocchi profondamente la credibilità delle istituzioni: basti pensare alla cultura della rendicontazione pubblica e del controllo sociale e civico. A questo proposito vale la pena ripescare uno studio promosso dall’allora Dipartimento Politiche di Sviluppo (oggi Agenzia per la coesione) “I tempi di attuazione e di spesa degli interventi infrastrutturali delle politiche di coesione” di Carla Carlucci, Fabio De Angelis e Maria Alessandra Guerrizio.
Lo studio, condotto su dati del Ministero dell’Economia e del DPS, analizza l’andamento dei tempi di attuazione e di spesa di circa 35 mila opere pubbliche finanziate con la politica di coesione nazionale ed europea nel periodo 1999-2013 per un valore complessivo superiore ai 100 miliardi di euro. In sintesi emerge come circa il 70% delle opere si concentri nelle regioni meridionali, tra cui spiccano la Calabria (17,6%), la Puglia (12%), la Campania (11,6%), la Sicilia (oltre 10%). Le opere in campo ambientale pesano circa per il 15% del totale degli interventi, seguono quelli per il ciclo dell’acqua (15%), i trasporti (3,3%), cultura e servizi ricreativi (12%), edilizia (28%), viabilità (13%). Per quanto riguarda gli enti attuatori, poco meno della metà (15.621) riguarda Comuni al di sotto di 50 mila abitanti, mentre 1.829 interventi sono stati gestiti da Comuni con popolazione superiore ai 50mila abitanti. 1.889 sono quelli promossi dalle Province, 1.337 dalle Regioni e circa 2.250 dai gestori di rete. In solo 914 interventi il promotore è stato un Ministero. Oltre 14 mila sono state nuove costruzioni, oltre 17 mila i restauri e recuperi. L’intero iter dell’opera pubblica richiede 4,5 anni quale media tra i 7 della Sicilia e i 3,8 dell’Emilia Romagna: il ciclo prevede 2,6 anni necessari per la progettazione, sei mesi per l’assegnazione dei lavori e 1,4 per la realizzazione effettiva. La Regione più rapida è l’Emilia Romagna, che riesce a completare un’opera in 3,8 anni, seguita da Piemonte, Valle d’Aosta e Toscana (4,1 anni), la Calabria, con i suoi 4,2 anni, precede diverse regioni del Nord, tra cui Lombardia (4,3 anni), Trentino Alto Adige e Marche (4,4 anni), Veneto (4,6) e Friuli (4,7), Liguria (5 anni). Le regioni più lente sono la Basilicata, che registra 5,8 anni, pari a 1 anno e 4 mesi in più della media nazionale, di cui tre anni solo per la progettazione, e la Sicilia, che impiega quasi 7 anni per completare un’opera pubblica, impiegandone oltre 5 solo per la progettazione e superando la media nazionale di 2 anni e tre mesi.
Lo studio individua cinque fasi di vita dell’opera pubblica (progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, affidamento ed esecuzione dei lavori) ponendo attenzione ai ritardi che si accumulano soprattutto nei tempi “di attraversamento”, cioè i tempi che rallentano l’iter dell’opera impedendole di passare alla fase successiva per i motivi più diversi (attese di finanziamenti o di decisioni da parte di altri enti, pronunciamenti dell’autorità giudiziaria, incidenti di percorso). Emerge così che nelle fasi di progettazione e affidamento dei lavori, in media i tempi di attesa pesano per il 61% sulla durata complessiva, con forbici comprese tra il 51% del Centro e il 65% del Sud. Particolarmente critica la situazione della progettazione preliminare, dove, nella media nazionale, il peso arriva a sfiorare il 75%. Più i progetti sono piccoli, più si è lenti a spendere. Nelle opere di importo superiore a 100 milioni di euro i tempi di attraversamento pesano per il 45% del tempo totale, mentre per le opere che costano meno di 100 mila euro arriva a pesare il 72%. A livello nazionale, le opere di importo inferiore ai 100 mila euro impiegano in media quasi tre anni per essere completate, mentre all’estremo opposto quelle di importo superiore ai 100 milioni di euro superano in media i 14 anni e mezzo. Nell’attuazione di opere pubbliche nei trasporti il Sud impiega in media 7,2 anni contro i 5,6 del Nord e i 6,4 del Centro. Qui si concentrano gli interventi ferroviari, marittimi, aerei, fluviali con annesse stazioni, porti, inter e aeroporti, e i progetti di importo superiore. Situazione ribaltata nel campo dell’edilizia: con un tempo medio di 3,6 anni il Sud è più rapido del Nord, che impiega in media un anno di più, 4,6, mentre le performance si allineano nella costruzione di strade (circa 5 anni nelle due aree). Nella progettazione la Sicilia sfora i tempi rispetto alla media nazionale addirittura del 97%, impiegando oltre 5 anni rispetto ai 2,6 medi italiani. Esecuzione dei lavori. Tra le regioni del Sud, la Sardegna accelera rispetto alla media nazionale (-15,7%), e ancora di più fa la Sicilia (-25,5%), che però aveva rallentato moltissimo nelle fasi precedenti. Alla chiusura dei cantieri resta ancora da spendere in media il 28% del costo totale dell’opera (per attività amministrative successive alla fine dei lavori); al Nord circa il 22%, al Sud oltre il 32%.
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