In morte di un dirigente della P.A., psichiatra, suicida.

Tutte le professioni sono nobili, se concorrono a rendere armoniosa la società.
Fra le più intriganti ed affascinanti vi è quella dello psichiatra: il medico della mente umana, del cervello, organo ancora non del tutto esplorato. Lo psichiatra indaga per comprendere ciò che è dentro la testa di una persona ma anche fuori, nel contesto ambientale.
Pensiamo al dr. Basaglia (1924-1980), lo psichiatra della legge riforma (180/78) che ha mutato il paradigma dell’approccio alla malattia mentale: superando gli stereotipi del passato. Egli ci ha lasciato in eredità una massima: "visto da vicino nessuno è normale”. Nel leggerla, restiamo perplessi e forse con le antenne dell’attenzione più in alto.
In Abruzzo, negli ultimi anni, si sono verificati due gravi lutti di psichiatri per suicidio. Uno nell'aquilano, nel clima depressivo del post sisma del 2009, l'altro sulla costa, da cronaca recente, in piena pandemia da covid-19. In entrambi i casi i compianti medici rivestivano ruoli dirigenziali di istituzioni regionali in ambito sanitario. Nel drammatico primo caso, le motivazioni, per l'opinione pubblica, sono rimaste misteriose; nel secondo caso sono connesse alla corruzione negli appalti pubblici, per l'affidamento di servizi ad una cooperativa.
Il tema "suicidio" per molti aspetti resta un tabù. I giornalisti, per deontologia, non dovrebbero parlarne molto e limitarsi all'essenziale, nel rispetto del diritto di cronaca. I titoli eclatanti delle testate potrebbero dare vita ad un effetto domino, emulativo, su soggetti fragili, psicologicamente predisposti. Un po' come riscontrato in altri fenomeni, il caso dei "sassi dai cavalcavia sulle autovetture". Per dirla nella vulgata: "si rischia di mettere un cecio in testa a qualcuno...".
In sociologia, uno degli autori più attento a tale gesto autolesionistico è stato Emile Durkheim (1858-1917). Il sociologo francese ha riassunto la sua teoria sulle cause del suicidio, nella parola "anomia", ovvero "mancanza di regole". Il verificarsi di uno stato d'animo gravissimo, drammatico, in cui il soggetto si sente solo, disorientato, perso. Il clima attuale di pandemia contribuisce a favorire uno stato diffuso di "anomia". Siamo consapevoli di come molte certezze siano cadute. Il Covid-19 ha attaccato l'umanità, il singolo, su tre fronti fondamentali dell’organizzazione sociale che iniziano con la lettera "S": “salute, socializzazione, soldi"; volendo parafrasare il famoso produttore televisivo Murdoch, il quale ha asserito che un film, per avere successo sul pubblico, dovrebbe avere tre "S": "sesso, sangue e soldi".
Leggendo i giornali, nel caso luttuoso recente, si nota come il professionista, in fase di arresto, non avrebbe dato segnali allarmanti, tali da doversi aspettare il triste epilogo.Si è ipotizzato come l’unico evento che avrebbe potuto turbare l’animo dell’indagato in stato di detenzione, al punto da poter far scattare il dramma, possa essere stato l'impatto nel trovarsi spettatore televisivo nei tg, della notizia riguardante la sua persona, reclusa e accusata del reato di corruzione. In tal modo potrebbe essere scattato un corto circuito. Da una parte a) l’identità-immagine sociale che si era costruita negli anni di persona socialmente realizzata, di prestigio, dall’alto tenore di vita, sicuramente invidiabile, se si considera come il denaro sia tanto venerato nella nostra società, per giunta impegnato in un’ascesa politica, di potere, stava allargando la sua base di consensi, essendo già stato un candidato; dall’altra parte b) il ritrovarsi davanti allo schermo, quasi uno specchio, in cui compare tutt’altra immagine-identitaria, socialmente dispregiativa, devastante ed etichettabile come quella di un “criminale”. A compiere l’insano gesto, in tale ipotesi, non sarebbe stato più lo psichiatra in grado di aiutare se stesso, nel salvare la propria vita, ma l’uomo nell’anomia con il suo senso di profonda angoscia, di persona nei guai, smarrita, sola, disperata che vede il mondo cadergli addosso ed in un momento di sconforto, vede la possibile via di fuga nel farla finita!
Di fronte a tali casi, oltre alla pietà, cristiana o laica, molti assumono una reazione di rimozione dalla coscienza, cercandone l’oblio o minimizzando il tutto con espressioni del tipo “può succedere”. Eppure, proprio perché trattasi di uno psichiatra, è un caso emblematico, per il quale la nostra sensibilità non dovrebbe indurci ad un livellamento da “politica dello struzzo” ma a pensare, come cittadini e soprattutto da parte di coloro che svolgono ruoli sociali ed istituzionali di maggiore responsabilità a delle serie considerazioni ed attenzioni sui modelli, gli status. e sulla scala dei valori della nostra malata società. Sono proprio i valori ad orientare, a condizionare le aspirazioni, i comportamenti umani nel nostro agire quotidiano e le possibili connesse rischiose devianze.
Tornano alla mente le parole del testo di una canzone, “Apriti cuore” del compianto artista Lucio Dalla, in cui dice: ”…Lascia stare il potere, il denaro non è il tuo Dio, o anche tu rimarrai senza neanche un amico…”
(Giovanni Pizzocchia, giornalista pubblicista, sociologo.)
- Blog di Giovanni Pizzocchia
- Accedi o registrati per inserire commenti.